Già al seguito di Alex Zhang Hungtai nel progetto Dirty Beaches, il canadese (ma trapiantato a Berlino) Shub Roy esordisce in solitaria con lo pseudonimo Night Musik: una scelta che appare decisamente azzeccata andando ad ascoltare le sei tracce che compongono questo debutto, “Transit”.
Shub Roy sembra aver fatto tesoro dell’esperienza Dirty Beaches, confezionando un disco che riporta sì alla mente quelle atmosfere torbide e decadenti, ma decide di muoversi su generi diversissimi: è l’autore stesso (e qui torna la decisione di chiamarsi Night Musik) a definire “Transit” un disco che racconta le notti interminabili dei tour, non solo gli estenuanti spostamenti ma tutto ciò che la vita notturna delle varie città visitate può offrire (party, bar, discoteche e after).
Così il disco trova il suo apice nel trittico centrale con le lunghe cavalcate techno di “Hard to Tell”, “Between” ed “Eternal”: una techno mutevole, che sembra attraversare il tempo e lo spazio, legando insieme Chicago, Detroit e le passioni acid con l’attuale ortodossia berlinese (rappresentata da un’etichetta incompromissoria come la Prologue Music).
Un progetto che resterà probabilmente materiale per appassionati non deve però ingannare sul valore effettivo di “Transit”: l’elettronica di Night Musik è insieme racconto ed analisi sull’importanza della notte e della sua musica.