I Low anticipano metaforicamente l’autunno, quello vero in cui la natura si rinnova e si cambia d’abito rinunciando ai colori forti preferendo un’eleganza notturna e le scale di grigio. Incurante delle code d’estate e degli ultimi scampoli di aria bagnata che si affaccia alle nostre finestre, la band di Duluth procede lentamente sulla strada tracciata dagli ultimi dischi. Più che una sorpresa è un gradito ritorno a certe buone consuetudini, un po’ come un buon amico che ti viene a trovare ad intervalli regolari. Si tracciano traiettorie sinuose che catturano l’attenzione grazie ad alcune variazioni di tonalità che giovano particolarmente a questo tipo di soluzioni.
Discretamente lontani dallo slowcore tout-court degli esordi ma anche dalle aperture pop di “The Great Destroyer”, “Ones & Sixes” scalda il cuore quanto basta senza struggimenti di sorta. Un disco che diventa un ottimo compagno di viaggio, capace di emozionare e rassicurare al tempo stesso, dei cui benefici non ci si accorge immediatamente ma li si avverte appena l’ultima nota è svanita nell’aria. Una prova solida di una band arrivata all’undicesimo album di studio senza compiere grossi passi falsi, che riesce ancora a toccare certe corde dell’ascoltatore pur senza grosse variazioni sulle traiettorie di sempre. Quelle belle certezze di mezza stagione che aiutano ad affrontare meglio il ritorno alla routine quotidiana, che riscaldano e illuminano con parsimonia le malinconie sopite di sempre. Una sinfonia agrodolce di cui si ha bisogno ad intervalli regolari.