Piove e a Milano è una sera fredda d’inizio ottobre. Il cubo del Fabrique si confonde con il cielo nero. Dentro, il caldo umido non è completamente spiacevole. Le sedie riempiono la platea; qualcuno si siede sui gradini; qualcuno, fin da subito, resta in piedi. Le luci sono basse. Sul palco ancora deserto, si intuiscono gli scheletri degli strumenti. Lo schermo sul fondale è buio. Anche il bar chiude. Una voce invita al silenzio, a evitare foto e video. Poi, Apparat presenta “Soundtracks Live” ed è uno srotolarsi di tappeti sonori.
Il nome di Apparat è uno dei punti cardinali nel panorama dell’elettronica: con l’inizio degli anni Zero, l’artista tedesco ha saputo ritagliarsi una nicchia privilegiata, che risponde agli imperativi di pulizia del suono, contaminazione (da cui non è esclusa la musica classica) e sperimentazione sonora. Parole chiave: eleganza e precisione.
Sembra un’atmosfera sinfonica (se fossimo in un teatro, questa similitudine acquisterebbe maggiore significato) quella nella quale si viene calati fin dall’inizio del concerto. Una sinfonia in tre movimenti, in cui, anche se la qualità tecnica non viene mai meno, qualcosa cambia. La prima parte potrebbe essere un “largo”: base potente da far vibrare la cassa toracica; brani cadenzati, ritmica matematicamente scandita, essenzialità del suono. Forse, proprio questa semplicità estrema fatica a far decollare la prima parte del live. Dal secondo movimento, però, c’è un maggiore trasporto, un coinvolgimento crescente che arriva al culmine con il gran finale delle tracce più note (“Black Water” su tutte). Suoni raffinati e voce elegante risuonano bene nell’acustica favorevole del Fabrique. I pezzi si susseguono uno dopo l’altro, senza soluzione di continuità : una colonna sonora di poco più di un’ora, che risulta difficile imbrigliare in categorie di genere, che trasporta in una dimensione atemporale.
Sullo schermo alle spalle di Sascha Ring, le creazioni dei Transforma, gruppo di artisti visuali tedeschi, sono la controparte visiva alla musica: proiezioni geometriche, giochi di luce e colore incrementano l’astrazione dal qui e ora suggerita dalla musica. Il risultato è un’esperienza sinestetica che, pur non sorprendendo, armonizza perfettamente occhio e orecchio.
La tappa milanese è stata la penultima prevista per Apparat in Italia, prima della data inserita all’interno del Club to Club di Torino. Iniziato a fine agosto scorso in Polonia, il tour si concluderà , poi, a inizio novembre a Londra.