Quando, in piena estate, i Beach House pubblicano “Sparks” ad anticipare “Depression Cherry”, tutto lasciava presagire un deciso cambio di rotta verso uno shoegaze di chiara impronta nineties da parte del duo statunitense.
All’uscita dell’album, tuttavia, il singolo si è dimostrato per quello che era: una fuorviante rappresentazione di un album che non si discosta affatto da quanto i BH ci avevano abituati in precedenza. La quinta fatica discografica in una carriera oramai più che decennale mostra un gruppo coerente con quella che è da sempre la loro poetica. Quasi del tutto identici a come li avevamo lasciati, ma senza cadere nello stereotipo del genere o nel manieristico, Alex e Victoria firmano nove brani reiterando la formula, basata su chitarre languide e tastiere eteree, che li ha consacrati come uno dei gruppi “alternativi” di punta sulla scena mondiale.
E’ “Levitation” a introdurci nell’universo onirico di “Depression Cherry”, ma è con “Space Song” che il sogno sonoro raggiunge l’apice. Degne di menzione sono “PPP”, caratterizzata dall’inedito uso dello spoken-word e da una slide guitar che richiama “Apple Orchard”, e “Beyond Love”, splendida commistione tra l’organo vintage lo-fi della Legrand e gli arpeggi delicati ed estatici della chitarra di Scally. In chiusura “Days of Candy”: sorta di liturgia corale che si sviluppa in un climax ascendente per poi terminare sfumando nel più classico dei fade.
Muovendosi sul labile confine tra buio e luce, i due onironauti di Baltimora aggiungono un altro tassello di valore ad una discografica sino ad ora impeccabile, che li riconferma nella cerchia dei migliori esponenti del nuovo dream pop.
“Depression Cherry” è il classico disco che cresce ad ogni nuovo ascolto ed è un disco d’atmosfera da ascoltare dall’inizio alla fine, come fosse la colonna sonora di un sogno. Nè un disco di transizione, nè uno di svolta, ma semplicemente un gradito ritorno. Certo, manca l’effetto sorpresa dell’esordio datato 2006, ma di certo “DC” non faticherà a insinuarsi nei cuori degli estimatori del gruppo.
Credit Foto: Paulo Dourado (User:Paulo dourado) [CC BY-SA]