Quando ascolto i Ratatat mi viene sempre in mente una parola francese di uso comune e, no, non è “Magnifique” ma deja-vù.
Metto su “Nightclub Amnesia” (che sarebbe anche il pezzo più riuscito) e mi viene da pensare Oddio ma è Loud Pipes! Anzi no! E’ Lex! Aspetta, no… Forse è Wildcat!
Insomma, sia quel che sia, è qualcosa di già sentito, che è venuto già a noia da tempo.
Non si può sperare di vivere sempre della stessa formuletta, per di più quando neanche in principio era nulla di estremamente irresistibile.
C’è una (non troppo) sottile linea che separa la coerenza con se stessi dall’arida ripetitività , e questo confine è stato varcato già molto tempo prima di “Magnifique”.
I Ratatat vivono da tempo in una condizione d’immutabile stasi in cui risuona la stessa chitarra alla Bryan May mentre agli aperitivi si mette su Mirando e fuori è il 2006 e tutti cantano “popopopoppopopoooo”.
C’è veramente poco da dire su questo album; potrei copia-incollare una qualsiasi recensione di qualsiasi loro album passato, cambiare i nomi dei brani e nessuno se ne accorgerebbe (all’infuori dell’autore dell’altra recensione, presumo).
Non c’è evoluzione, non c’è autocritica, non c’è neanche una rivisitazione delle solite basi elettroniche. Sempre la solita lunga canzone, da dieci anni.
E poco importa se all’interno ci sono piccole sorgenti di luce in cui si può prendere boccate d’aria (come la rarefatta e sognante title-track): non sarà mai abbastanza per permetterti di arrivare in fondo a questi quarantaquattro minuti senza un senso di fatica e pesantezza.
Insomma, morale della storia, se volete ascoltarvi l’ennesimo album fotocopia di “Classics” eccovi serviti.
Se, comprensibilmente, dopo un decennio, l’ennesima plettrata anni ’80 vi è venuta a noia sicuramente troverete un modo più proficuo per spendere tre quarti d’ora della vostra vita.
Avete presente la classica frase preconfezionata che si dice quando un’artista pare arrancare e pubblica da tempo solo lavori opachi?
Non ha più molto da dire.
Ecco, credo che i Ratatat avessero solo una cosa da dire e ormai l’hanno detto una decina di anni fa.