L’articolo, che riproponiamo oggi, in realtà  risale al 2015. Fu scritto in occasione dei 20 anni dell’abum…

Nel 1995 avevo sei anni, perciò il mio ascolto di “Mellon Collie And The Infinite Sadness” è avvenuto in differita. Una differita spaziale, oltre che temporale: ho ascoltato in Sicilia un disco di una band di Chicago, dieci anni dopo la sua uscita. E mi sono accorto che l’adolescenza è un sentimento trasversale che corre da una latitudine all’altra, che passa attraverso gli anni e resta uguale, o forse solo un po’ diverso.

Successe d’estate. Andavo a giocare a calcetto con i miei compagni di classe. Il fratello di uno di loro aveva già  la patente e ci accompagnava al campo. In macchina c’era questo disco con una copertina bellissima e un titolo ancora più bello: “Mellon Collie And The Infinite Sadness”. Tra andata e ritorno arrivavamo a stento a finire il primo disco. Per un po’ di tempo per me “Mellon Collie” non fu un album doppio.

Billy Corgan l’ha definito “The Wall for Generation X“, giusto per mettere subito in chiaro l’ambizione del suo ego ipertrofico, che poteva trovare spazio solo in un doppio album (ricordiamoci che gli Smashing Pumpkins erano usciti dalla sala di registrazione con 57 canzoni, ridotte poi a 32, ridotte ancora a 28). “Mellon Collie And The Infinite Sadness” non è un concept in senso stretto. Non c’è lo sviluppo di una storia attraverso le tracce che compongono l’album. Non c’è un personaggio di cui seguire un arco narrativo. Non c’è una cornice concettuale chiaramente definita. Non c’è uniformità  dal punto di vista musicale. In “Mellon Collie And The Infinite Sadness” c’è spazio per tutto: dal pop barocco di “Tonight, Tonight” al grunge rabbioso di “Bullet With Butterfly Wings”, dal rock classico di “Here’s No Why” al dream pop di “Cupid De Locke”.
Grazie alla produzione di Alan Moulder e Flood, la varietà  sonora di “Mellon Collie” è impressionante. Una varietà  che pare lo specchio della gamma di sentimenti, spesso confusi, della giovinezza (e di quel suo segmento doloroso che è l’adolescenza). Un minuto prima stai viaggiando sulla Luna con “Tonight, Tonight” e subito dopo passi alla rabbia di “Zero” e alla frustrazione di “Bullet With Butterfly Wings”. Puoi passare da un poliedro metallico con gli angoli aguzzi come “X.Y.U.” a un oggetto smussato, morbido e leggero come “In The Arms Of Sleep”.

In questo senso, allora, “Mellon Collie And The Infinite Sadness” è un concept album sulla giovinezza e anche un tentativo di superarla, con la consapevolezza che qualcosa andrà  persa: time is never time at all/you can never ever leave/without leaving a piece of youth/and our lives are forever changed/we will never be the same/the more you change the less you feel.
Di questo me ne rendo conto solo adesso che lo riascolto a ventisei anni. Se le mie orecchie di sedicenne erano state colpite dalla potenza abrasiva di “Mellon Collie”, dalla tensione e dall’irrequietezza di un pezzo come “Fuck You (An Ode To No One)”, dalla rabbia di “Zero” e di “Bullet With Butterlfy Wings”, quello che adesso mi impressiona, invece, è la malinconia che si nasconde tra le pieghe di un album doppio che attraversa tutti i territori del rock proprio quando questo sembrava aver saturato tutte le sue possibilità  espressive e iniziava a contare i santini sotto cui accendere un cerino.
“Mellon Collie And The Infinite Sadness” è il punto più alto della carriera degli Smashing Pumpkins. La vetta che Billy Corgan, come musicista e songwriter, non toccherà  più. Dopo un album così, può arrivare solo una disgregazione lenta e progressiva e irrimediabile. Prima della fase buia, però, c’è “Mellon Collie” che brilla proprio nel bel mezzo degli anni ’90, li condensa in 28 canzoni che a riascoltarle adesso pare di guardare un album di foto sovraesposte, invase da quella luce dolorosa propria della giovinezza, una luce malinconica che adesso è priva di turbamenti.

Io adesso non so bene che fine abbiano fatto i miei compagni di classe, quelli con cui ho ascoltato per la prima volta “Mellon Collie And The Infinite Sadness”, con addosso gli scarpini da calcetto e le maglie con i numeri disegnati sulla schiena con un pennarello. Forse perdersi di vista fa parte di quel prezzo di adolescenza da pagare per lasciare la giovinezza e muovere i primi passi nel mondo adulto, come canta Corgan. è questo senso di perdita, adesso, che mi fa commuovere quando ascolto “1979”. E adesso capisco cosa intendeva Corgan quando disse I’m waving goodbye to me in the rear view mirror, tying a knot around my youth and putting it under the bed. Adesso che la rabbia adolescenziale è sgoccialata via, quello che fa un po’ male è guardare nello specchietto retrovisore la propria giovinezza e dirsi addio.

The Smashing Pumpkins ““ “Mellon Collie And The Infinite Sadness”
Data di pubblicazione: 23 Ottobre 1995
Registrato: Marzo”“Agosto 1995
Tracce: 28
Lunghezza: 121:39
Etichetta: Virgin
Produttori: Alan Moulder, Billy Corgan, Flood

Tracklist:

Disco One – Dawn To Dusk
1. Mellon Collie and the Infinite Sadness – 2:52
2. Tonight, Tonight – 4:14
3. Jellybelly – 3:01
4. Zero – 2:41
5. Here Is No Why – 3:45
6. Bullet with Butterfly Wings – 4:18
7. To Forgive – 4:17
8. Fuck You (An Ode to No One) – 4:51
9. Love – 4:21
10. Cupid de Locke – 2:50
11. Galapogos – 4:47
12. Muzzle – 3:44
13. Porcelina of the Vast Oceans – 9:21
14. Take Me Down” 2:52

Disc two – Twilight To Starlight
1. Where Boys Fear to Tread – 4:22
2. Bodies – 4:12
3. Thirty-Three – 4:10
4. In the Arms of Sleep – 4:12
5. 1979 – 4:25
6. Tales of a Scorched Earth – 3:46
7. Thru the Eyes of Ruby – 7:38
8. Stumbleine – 2:54
9. X.Y.U. – 7:07
10. We Only Come Out at Night – 4:05
11. Beautiful – 4:18
12. Lily (My One and Only) – 3:31
13. By Starlight – 4:48
14. Farewell and Goodnight – 4:22

Ascolta per intero “Mellon Collie And The Infinite Sadness”: