Camaleontico. Prendetevi ventiquattro ore di tempo e ascoltate il sesto album dei !!! (leggete “Chk Chk Chk” o un qualsiasi altro suono onomatopeico reiterato tre volte), “As If”. Ascoltatelo al mattino, mentre siete sul treno, intorpiditi dal freddo e appannati dal sonno. In macchina, tamburellando con le dita sul volante. A casa, aspettando l’ora di cena. O prima di dormire, mentre archiviate le ultime cose della giornata.
“As If” è un album composito, con una discreta diversità qualitativa e sonora tra i diversi brani. “Varietà ” non fa rima, in questo caso con “complessità “: un ascolto scorrevole, per nulla impegnativo, capace di adattarsi bene a mood diversi. Il suono può risultare, però, a tratti stratificato: i ritmi danzerecci nascondono venature scure e melmose, la basi ritmate lasciano un malinconico strascico rètro.
L’album non spicca per originalità e sa, talvolta, di già sentito. Un dèjà -vu musicale, comunque, discretamente piacevole. “As If” potrebbe essere il reflusso dell’onda del precedente album della band di Sacramento, “Thr!!!er”, dal momento che le sonorità dei due LP sembrano inserite nello stesso solco. Per alcuni brani, potrebbe suonare come un album di scarti di precedenti session dei Daft Punk. Oppure, potrebbe essere tutto frutto dell’ispirazione a suoni datati, propri della dance di fine millennio scorso. è proprio la band, del resto, ad affermare che: Everyone wants us to be punk. Everyone wants us to be raw. We want to make dance music. The kind of dance music that sounds raw is that early Nineties house records.
Un album, quindi, che non lascia senza parole, che può piacere senza, però, entusiasmare. Eccezione: perla imprescindibile di “As If” è “Freedom! “’15”, sei minuti di musica qualitativamente superiore agli altri brani.
La chiave di lettura generale di “As If” sembra essere uno spensierato-ma-non-troppo disimpegno, un’ironia amara, come i testi delle tracce confermano e come l’immagine della copertina del album sembra, neanche proprio velatamente, suggerire. Un invito a non prendere l’album (e a non prendersi) troppo sul serio?