I Golden Void sono un gruppo di psichedelici amici che si conoscono da un bel po’. Isaiah Mitchell (voce e chitarrona degli Earthless) Camilla Saufley-Mitchell (la signora degli Assemble Head In Sunburst Sound che qui suona le tastiere) il batterista Justin Pinkerton e il bassista Aaron Morgan si sono lasciati e ripresi per alcuni anni prima di formare i Golden Void e di pubblicare l’album di debutto “Golden Void” nel 2012. Tre anni spesi a far concerti e molto altro ed ora ecco arrivare “Berkana”, disco numero due registrato nei Louder Studios di Tim Green (già produttore di Melvins, Lungfish, The Fucking Champs, Sleepy Sun, Wolves in the Throne Room) in un’atmosfera super rilassata e con una buona bottiglia di scotch a portata di mano.
Rispetto al disco d’esordio, “Berkana” ha un sound più tranquillo e avvolgente ma non certo meno intrigante. Un misto di melodia sixties (“Dervishing”, “Storm And Feather” e i quasi sette minuti di “Astral Plane” in cui si avverte bella forte l’influenza degli Assemble Head periodo “When Sweet Sleep Returned”) e acido colore seventies suonato da gente che se ne intende. Che ha fiato e passione, capace ancora di perdersi tra le note e di andare a cercare l’ispirazione nelle cose più semplici (ascoltare per credere “Burbank’s Dream”, “Silent Season”, “The Beacon”). Poi c’è Isaiah Mitchell che non dimentica certo di essere il cantante degli Earthless e in “I’ve Been Down” tira fuori una stoner song coi fiocchi, molto rock e pure riflessiva con degli assoli à la Wooden Shjips tanto per ribadire di saperci proprio fare con la chitarra.
I riferimenti insomma sono i soliti: 13th Floor Elevators, Sleepy Sun, Acid Mothers Temple e c’è chi ha persino tirato in ballo i Pentagram. A dimostrazione che, ancora una volta, la scelta di un suono il più possibile analogico, caldo, avvolgente e orgogliosamente poco moderno (come l’ha definito il batterista Justin Pinkerton) in alcuni tipi di disco è veramente quella più giusta. Il passato non passa mai. E se i risultati sono questi, può tranquillamente continuare a non passare. Quella dei Golden Void è psichedelia vera, intensa, liberatoria, ritmata, audace, brillante e un po’ retrò. Che assalta le orecchie e conquista il cervello. Basta solo lasciarsi andare.