Dopo l’omonimo album d’esordio lo scorso anno e un Ep all’inizio di questo, i Cheatahs pubblicano il loro secondo long playing “Mythologies”, titolo che prende ispirazione da un lavoro del 1957 del saggista francese Roland Barthes.
Quartetto internazionale con base a Londra, i Cheatahs sono ritornati con un album figlio di un anno passato a suonare live, che ha creato in loro un senso di libertà e nomadismo musicale percettibile per tutta la durata del disco, come dichiara lo stesso Nathan Hewitt, frontman del gruppo: Non abbiamo avuto una base fissa dove comporre Mythologies e questo credo ci abbia influenzato positivamente.
Il primo ascolto di “Mythologies” non è facile, ma piano piano riesce a scavarti l’animo e a vincere i dubbi iniziali. Lo stile shoegaze è marcato, persistente, intervallato da cenni noise-pop, con sonorità accomunabili ai contemporanei Wavves e FIDLAR o a vecchie glorie come i primissimi Verve o i The Music. Tra i pezzi migliori scegliamo “In Flux”, “Sings To Lorelei” e “Su-Pra”, testimonianza dell’impegno e della sperimentazione dei Cheatahs, mentre in “Murasaki” e “Seven Sisters” si avverte un collegamento col passato di esperienze e ascolti musicali della band.
I Cheatahs nonostante non hanno replicato il buon lavoro dell’esordio, hanno superato la prova del secondo disco, con un disco energico e dalle sonorità brucianti.