Innanzitutto ci scusiamo per la lunga pausa che ci siamo presi con questa rubrica: abbiamo avuto mille cose da fare e il livello della gastrite e aumentato notevolmente. Senza perderci in auto-commiserazioni varie, recuperiamo il tempo perduto e vi portiamo una nuova lista di artisti tutti da scoprire per poter gridare di nuovo “Don’t be sad, be TRISTE ©”
DAVIS
DavisArriva dagli States questo duo chitarra-voce dalle potenzialità davvero impressionanti. Il loro EP “Summer Hour” ci ha davvero colpito dalle prime note, soprattutto per la bellissima voce di Sara Davis, che perfettamente si intreccia con le melodie suonate da Bradley Vaught.
Tra i Daughter e Aisha Badru (ve la ricordate?), questa band saprà sicuramente far parlare di sè nel futuro.
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FEW FINGERS
Few FingersSulle pagine di TRISTE © e anche all’interno di questa rubrica vi abbiamo parlato spesso del Portogallo. Torniamo a farlo con una nuova band della interessante etichetta Omnichord Records di Leira.
I Few Fingers sono Nuno Rancho e Andrè Pereira, duo folk/pop uscito da poco tempo con “Burning Hands”. Dieci tracce che mescolano ottimamente diverse influenze, passando da pezzi più scarni ad altri più catchy. Un ottimo lavoro che conferma ancora quanto il Portogallo in questi anni ci stia offrendo musica di grande qualità
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JULIEN BAKER
Julien BakerForse parlare di “scoperta” qui è sbagliato. Nonostante sia al suo primo album, di Julien Baker si parla già da tempo perchè questa giovanissima cantautrice americana ha saputo già far parlare di sè: i primi pezzi comparsi in rete hanno subito impressionato addetti ai lavori e pubblico.
Ad ottobre è arrivato finalmente il suo debut. Nonostante la tenera età Julien ci racconta storie di una vita già abbastanza “complicata” e “vissuta”. Sulle melodie di un folk che sa essere sia delicato e che incisivo, le nove tracce di “Sprained Ankle” vi porteranno nel mondo di Julien Baker.
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KENNY MOODIE
Kenny MoodieTra le nostre “mete” preferite, ancora più del Portogallo, c’è sicuramente il Canada. Dalla terra dello sciroppo d’acero, di Paul Anka e degli Arcade Fire arriva anche questa nostra nuova scoperta.
“January Twelfth” e il debut EP di Kenny Moodie, che viaggia sulle note di un folk spesso arrichitto da digressioni di chitarra elettrica. Quello che più colpisce è la dalicatezza di note e voce che il canadese riesce a mescolare nei suoi pezzi. Siamo certi che già dal primo pezzo di questo EP, la bellissima “Blue/Grey”, vi innamorerete della sua musica.
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HEAVY BOOTS
Heavy BootsLa raffinatezza e l’eleganza, se non sono fini a se stesse, sono qualità preziose per un musicista. Rachael Perisho sembra averne in dosi elevate e ce lo fa capire in questo suo EP a nome Heavy Boots. “An Other”, il pezzo iniziale, è piccolo capolavoro che sa anche esaltare le doti canore della musicista americana.
Tra atmosfere retrò e melodie folk, “Sister Lives” ci presenta nel miglior modo possibile una artista che siamo sicuri ci saprà dare nuove emozioni nel prossimo futuro.
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JUNIUS MAYVANT
Junius MeyvantAh, l’Islanda. Terra di ghiacci, di giornate che finiscono prima di cominciare, di freddo e atmosfere cupe che hanno dato vita a tanti ottimi artisti. Ma, come è noto, gli stereotipi hanno il problema di fare di tutte le erbe un fascio. Chi lo sa meglio di tutti è Junius Meyvant, che pur venendo da quelle terre sembra non lasciarsi trascinare dal mood islandese e con i suoi pezzi quasi orchestrali evoca enormi raggi di Sole e grande spensieratezza. Un artista che, seppur poco conosciuto, sembra avere già la stoffa di un autore navigato. Davvero da non perdere.
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RICHARD OROFINO
Ventisette (27!) pezzi in un disco. Certo non manca di prolificità Richard Orofino. Se il primo pensiero potrebbe essere che il cantautore di Northport (New York) abbia esagerato un po’, rischiando magari di annoiare l’ascoltatore, beh… l’ascolto di “Aquamaroon” deve farci assolutamente ricredere. Sia per il modo in cui il disco scorre senza risultare mai pesante, sia per l’incredibile qualità di tutti i componimenti.
Cosa sicuramente rara in un periodo in cui, mediamente, si fanno tre-quattro pezzi buoni e se ne aggiungono altri sette-otto per riempire lo spazio.
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THE BIRD CALLS
Arriva da Syracuse (NY) Sam Sodomsky che si firma con il moniker di The Bird Calls. Il musicista statunitense ha all’attivo vari lavori ma è con “Songs Of The Bird Calls” che abbiamo scoperto la sua musica.
Dieci pezzi folk semplici ma originali quanto basta per far risaltare le doti di Sam. Tra le altre, “How Could You Have Not Known” e “The Year Is Not Over” sono due bellissime canzoni dove melodia vocale e strumenti vengono perfettamente bilanciati, in un connubio che sicuramente saprà colpire gli amanti di questo genere.