Dopo i successi dei sequel de ” La Pantera rosa” e di “10” Blake Edwards, trascorso un decennio di confino volontario all’estero, torna a dirigere un film ad Hollywood.
Con “S.O.B” appunto, acronimo di son of a bitch vuole però togliersi qualche sassolino dalla scarpa; realizzando un vero e proprio tripudio di corrosività  a carico di quell’industria ingrata che gli aveva tolto, nei primi anni settanta, il guadagnato Director’s cut.
Edwards virando dalla commedia sexy verso lo spirito caustico, congeniale alla slapstick comedy dei “Fratelli Marx”, porta a termine forse il film più personale e autobiografico della sua intera carriera.

Felix Farmer (Richard Mulligan) è un produttore di successo, che si ritrova a dover affrontare un rovinoso flop al botteghino; ovvero un musical per bambini interpretato da sua moglie, la diva Sally Miles (Julie Andrews all’epoca moglie di Edwards).
Reso pazzo dalle nefaste recensioni della stampa, trova l’ antidoto al costante impulso di suicidarsi solo nella riscrittura parziale della sceneggiatura, trasformando però; il film in un trionfo commerciale di becere oscenità  e la protagonista, a cui decide di far mostrare il seno, in una Mary Poppins ninfomane.
Al netto delle irrisolte questioni personali di Edwards con le industries, il film produce un concentrato di battute fulminanti (merito anche dei caratteristi tra cui spicca uno straordinario Robert Preston) che si susseguono dall’inizio alla fine della pellicola, incastrandosi tra di loro in un perfetto quanto spietato mosaico del cinema hollywoodiano; e che può trovare una degna progenie nel film “I protagonisti” di Robert Altman.

Produttori, agenti, attori, segretari; tutti fagocitati dal solo interesse per il profitto e dagli inganni necessari per raggiungerlo, non possono che essere meri ingranaggi di uno stesso meccanismo narcisistico, che si mette in moto quando si accendono le luci di scena e a cui non si può più scappare, nemmeno da morti.
Memorabile in tal senso è la scena dove gli amici di Felix, morto in un assurdo e metacinematico scontro a fuoco, decidono di sottrarre il suo cadavere dalla camera mortuaria, evitandogli così un ipocrita funerale mediatico e regalandogliene invece uno “vichingo” al largo dell’oceano.
L’anonimato nella sepoltura risulta essere così l’unico modo per rendere un tributo sincero all’amico scomparso; in un mondo grottesco, dove anche la morte rappresenta un’occasione per fare affari.

Wide Screen: come in pittura si definiscono colori primari quelli che non si possono ottenere dalla commistione di altri colori, ma dalla cui combinazionesi può ricavare ogni altro colore; in questa rubrica parleremo di film unici e fondamentali, che costituiscono la matrice perduta della settima arte.