Newyorchese ma trasferitosi da tempo a Berlino, dove ha stretto un proficuo sodalizio con la label Project Mooncircle (che è, oramai da più di un lustro, un vero faro per tutte le tendenze più delicate, sensuali e intelligenti della bass-music), Kurtis Hariston arriva al secondo album: come suggerito dal titolo (e dallo stesso autore nelle parole che hanno accompagnato l’uscita) è un piccolo manuale di escapismo dalla grigia realtà quotidiana, dal mondo e da tutti i suoi problemi.
Nei cinquanta minuti del disco le quattordici tracce vanno componendo un mosaico in cui si alternano temi che scuotono e opprimono le nostre giornate (esemplari in questo senso alcuni titoli: “White Privilege”, “Marriage Is Between Lovers”, “Convict the Butchers” e ” Serve and Protect”) e suoni elettronici che muovono dalla jungle (“White Privilege”) a una generale influenza abstract hip-hop (come nelle uniche due tracce vocali: una “My Head Is Jumpin'” dalle tinte più soul e una “Serve and Protect” decisamente più scarna e minimalista), da sensazioni ambient misticheggianti (“Light of the Harvest”) e più sanguigne inclinazioni wonky (come, da sempre, piace all’etichetta berlinese che distribuisce).
Il consiglio è quello di non lasciarsi perdere un album così denso e stratificato, un vero saggio sulle potenzialità (finanche terapeutiche e liberatorie) di un sound eterogeneo e sincretico che, con qualche nostalgia ninetes, potremmo definire idm per il nuovo millennio.