Tratto dal romanzo di James M. Cain, nel 1944 Billy Wilder porta sullo schermo uno dei capisaldi del noir, “Double Indemnity”, in Italia distribuito con il titolo (di stampo più moralista) “La fiamma del peccato”. Sceneggiato da uno dei maggiori scrittori del genere, Raymond Chandler, il film ha tutti gli ingredienti essenziali per essere emblematico: l’omicidio, il desiderio, l’atmosfera cupa e appiccicosa di Los Angeles, l’affascinante dark lady, il detective.
Il film viene presentato come un flashback: l’assicuratore Walter Neff (Fred MacMurray) si confessa ad un registratore ricostruendo tutta la vicenda che lo ha coinvolto nell’omicidio del signor Dietrichson (Tom Powers) e ne delinea i retroscena e i dettagli.
L’ho ucciso io: l’ho ucciso per denaro, e per una donna. E non ho preso il denaro, e non ho preso la donna. Bell’affare!
La famosa frase del film, con l’ironia tipica di Wilder, ci dichiara il fallimento e la discesa nel baratro del protagonista unicamente mosso dal desiderio. La struttura del racconto in flashback ritornerà nel meraviglioso “Viale del Tramonto” (“Sunset Boulevard”, 1950) in cui ancora una volta il protagonista, in questo caso già morto, narrerà la sua storia creando il memorabile paradosso narrativo.
Ma la figura che viene messa in risalto è quella della donna fatale, la signora Phyllis Dietrichson, interpretata dalla diva Barbara Stanwyck, ammaliante e pericolosa dark lady che farà cadere l’assicuratore Neff nella sua feroce trappola.
Il film di Billy Wilder è torbido e asfissiante, in una Los Angeles che ci mostra un’America diversa, quella dei bassifondi, dove la cupidigia e l’inganno si muovono serpeggiando all’interno delle famiglie e delle relazioni. Perchè è ancora la femme fatale che tutto muove: seduce l’assicuratore e lo spinge a ingannare il marito per poi ucciderlo, inscenando un incidente raro per avere la doppia indennità , da qui il titolo originale Double Indemnity. Walter Neff è completamente innamorato di Phyllis, si spinge al limite pur di averla ma lei rappresenta proprio quel tipo di donna difficile da possedere. Paradigmatico in questo film è proprio il suo ruolo che porta il noir all’ apice rappresentativo. Nella magnifica interpretazione di Barbara Stanwyck questa femme fatale ha tutte le caratteristiche tipiche del genere: è una donna che fugge da un matrimonio infelice, difficile da afferrare, seducente, maliarda e traditrice.
La grandezza di Billy Wilder sta nel saper costruire un dramma dalle tinte nere conservando sempre l’intelligente umorismo presente in tutta la sua filmografia, dietro ogni film di Wilder c’è una sferzante critica che rende perciò la sua opera assolutamente politica. “La fiamma del peccato” ci racconta di una società sudicia, meschina e ormai al termine del sogno americano, i personaggi sono sostanzialmente tutti negativi ad eccezione del detective Barton Keyes, interpretato da un grande Edward G. Robinson, un uomo acuto e perspicace che solo grazie al lavoro affina le sue doti da “segugio”. Il personaggio di Keyes, dalla morale solida, si contrappone a quello di Neff, vile e corrotto che ucciderà la donna amata dopo aver scoperto l’ulteriore inganno che lo attendeva. Come spesso accade, anche qui la femme fatale viene punita, ma in questo caso chi la uccide non avrà la redenzione: il film, difatti, doveva concludersi con la pena di morte per Walter Neff ma questa parte fu tagliata poco prima dell’uscita nelle sale.
“La fiamma del peccato” è un capolavoro claustrofobico e ossessivo, un film tensivo in un crescendo di menzogne e misteri che sfociano nell’omicidio e nella colpa. Phyllis Dietrichson/Barbara Stanwyck qui entra nell’olimpo delle dark lady: splendidamente crudeli e pericolosamente ammalianti.
La donna del ritratto: Here she comes / You better watch your step /She’s going to break your heart in two it’s true / It’s not hard to realize.
Rubrica mensile dedicata alle figure paradigmatiche della femme fatale all’interno di opere cinematografiche memorabili che più rappresentano questa figura misteriosa e affascinante.