Non farsi prendere dal mondo parallelo dei Daughter è come rifiutare il cioccolatino fondente dopo il caffè. è difficile, se non impossibile, non sentire qualche organo cambiare posizione nell’addome quando è la voce di Elena Tonra a risistemarvi i capelli dietro l’orecchio.
“Not To Disappear”, secondo album del gruppo inglese, riflette l’interiorità già mostrata da “If You Leave” e gli EP che l’avevano preceduto, ma l’immagine che ne risulta è meno sfocata. Il cambiamento di pagina è evidente ma il trio riesce a conservare la misura, l’attenzione ai dettagli, la cura per gli sbalzi e le cesellature. Una cura che non diventa mai barocca, però: le dieci tracce ricordano piuttosto dei frattali, delle scansioni curve regolari col rarissimo pregio di non ridursi a semplici segmenti, a mattoncini Lego della struttura completa. Sono curve avvolgenti, cremose, ipnotiche, nonostante la presenza di un’elettronica e una linea vocale con qualche batuffolo di ovatta in meno.
Se al primo ascolto potrebbe sembrare un gradino meno abissale dei lavori precedenti, “Not To Disappear” dimostra di trovarsi assolutamente sullo stesso livello qualitativo del resto della discografia, aumentando semplicemente la nitidezza di alcuni aspetti e permettendo ai Daughter di non scomparire affatto dall’orizzonte della musica degna di tale nome. In conclusione, let the pictures soak.