“My Dreams Dictate My Reality”, secondo album dell’ipnotica Stèphanie Sokolinski aka Soko,è una pennellata non troppo pesante di dark wave nel gregge pop del 2015, un ritaglio in bianco e nero su uno sfondo pastello un po’ sciapo.
Metà Robert Smith, metà Siouxsie e metà Morrissey – si può essere composti da tre metà ? Sì, si può -, Soko sa quali pedine muovere e quali lasciare intatte, dimostrando che ispirarsi al passato e creare qualcosa che allo stesso tempo si adegui al presente è assolutamente possibile. Tutto sta nel compromesso, nel dosaggio, nel rimescolamento esatto di quello che è ancora godibile, trasformabile e personalizzabile. Molto rischioso, senz’altro, ma la cantautrice francese trasforma e personalizza che è una meraviglia.
“Who Wears The Pants”, “My Precious” e “Bad Poetry” è la tripletta perfetta per innescare la voglia di abusare del tasto repeat, affiancata dall’omonima “My Dreams Dictate My Reality”, una sorta di motto che diventa eco, legge interiore dura e fluida insieme. Soko forse non ha ancora fatto la mossa definitiva, ma la strada è decisamente spianata.