“Distance Inbetween” è l’ottavo album studio di materiale inedito per i The Coral, “The Curse of Love” del 2014 era una sorta di lost album che la band ha voluto pubblicare, gruppo che in fatto di prolificità compositiva non si è fatta mai trovare impreparata. Quindi considerato “Butterfly House” del 2010 ultimo disco di pezzi inediti, erano sei anni che i britannici di Liverpool The Coral non pubblicavano un disco. La band ha voluto dedicare il disco a Alan Wills ex batterista e boss della Deltasonic morto nel 2014, abile scopritore di band di talento quali Zutons, Rascals, Little Flames, che ha dato vita verso gli inizi del nuovo millenio (il primo disco dei The Coral omonimo è datato 2002) ad una bella scena musicale Psychedelic Rock molto seventies che tanto faceva impazzire gli hyppies ma soprattutto capace di riportare il rock psichedelico di radice ’60-’70 al posto che gli spetta tra le eccellenze dell’ascolto d’elite.
“Distance Inbetween” è un bel disco carico, energico, essenziale, spartano al punto giusto, con dei bei riffoni e delle chitarre belle piene, aggressive, presenti. A questo si aggiunge una bella sezione ritmica semplice ma dannatamente funzionale, riuscita e quasi sempre accattivante e coinvolgente. Tutto ciò da vita ad una sorta di piccola rinascita della band, un rimettersi in gioco lasciandosi trasportare e comandare dal sound e dal ritmo. Le takes di rgistrazione quasi tutte in presa diretta hanno davvero dato una marcia in più, un approccio istintivo, wild. Cantato in stile CSNY, assoli di chitarra riuscitissimi con la testa negli anni ’70 (l’ho già detto?) ancor’oggi amati da una grandissima fetta di ascoltatori. Un piacevole ritorno di una band che un pò sembravasi stesse perdendo nel pop troppo semplice e nell’ autoreferenzialità di un “Best of” uscito nel 2007. Molto affascinanti risultano ballads come “Distance Inbetween” e “It’s You” che non ci fanno dimenticare lo stile e l’impronta dei fratelli Skelly e soci. Travolgente è il riff di “Holy Revelation” un pezzo a metà tra CCR e QOTSA e poi “White Bird”, “Connector”. Insomma tanta bella roba
Un disco da avere, un live da ascoltare per chi può o chi vive in Angleterre.
Bravi THE CORAL e bentornati