Prima o poi ogni artista deve confrontarsi con il famigerato album di cover, pratica che spesso molti purtroppo sbrigano con il classico compitino che si limita a ricalcare in maniera pedissequa i contorni di brani già noti al grande pubblico, questo però non è il caso di questo ottimo “Perle ai Porci”, settimo lavoro in studio dell’ex C.S.I. Giorgio Canali, qui alle prese con brani per lo più poco conosciuti.
Scorrendo la lista dei nomi di gruppi ed artisti che il musicista Ferrarese ha deciso di omaggiare possiamo incontrare personaggi importanti della musica indipendente nazionale come Vasco Brondi(“Stagnola”, tratta dall’album d’esordio de Le Luci Della Centrale Elettrica), Umberto Palazzo (“Luna viola” del Santo Niente, qui in una versione che non aggiunge nulla ad un brano già di per sè non eccezionale), Fausto Rossi alias Faust’o (“Buon anno”) e altri noti anche al grande pubblico come Francesco De Gregori e Eugenio Finardi, tuttavia gli episodi migliori del lotto sono quelli riguardanti nomi decisamente più underground.
Le vere perle nella scaletta sono rappresentate da brani come “A.F.C.” dei L’Upo, presente in una versione abbastanza fedele all’originale ma che sembra uscire direttamente dal canzoniere del Canaglia, l’iniziale “Pesci & Sedie (Fish & Chair)”, brano originariamente in inglese a firma dei francesi Corman & Tuscadu, e la suggestiva “Gambe di Abebe”, dei triestini Luc Orient, canzone incentrata sulla figura del corridore etiope Abebe Bikila, assurto alle cronache mondiali per aver vinto la medaglia d’oro nella maratona alle olimpiadi di Roma del 1960 correndo scalzo.
Se l’obbiettivo dell’ex sodale di Ferretti & co. era quello di dare nuova vita a delle canzoni che non hanno avuto il successo meritato possiamo dire che questo è stato ampiamente raggiunto, ciononostante la chiave di lettura che preferisco è quella che pone l’ascoltatore di fronte ad una potenziale “wishslist”: una lista di composizioni che il nostro avrebbe amato scrivere e che, meglio tardi che mai, sono finalmente finite tra le sue affilate mani, giovandosi così della cura della chitarra tagliente ed abrasiva dell’ultimo vero punk rimasto in Italia, a noi fortunati porci non resta che godere di queste tredici lucenti perle.