Bari vecchia, pesci piccoli della malavita si dedicano al contrabbando di droga e sigarette.
Sabino (Mino Barbarese) gestisce una sala di video poker illegali, che fa da centro di smistamento dello spaccio cittadino. Pasquale (Paolo Sassanelli) e Minuicchio (Dino Abbrescia) sono la manovalanza del boss Carrarmato (Mimmo Mancini) e spinello dopo spinello cercano l’ultima partita di cocaina, dispersa lungo i binari della ferrovia.
Esordio alla regia di Alessandro Piva, che sulla sceneggiatura di suo fratello Andrea ci regala un film straniero in patria. Girata in dialetto barese stretto con i sottotitoli in italiano, la pellicola è infatti una fedele rappresentazione di tutte le idiosincrasie legate al Sud: un pianeta “alieno” a pochi km di distanza dall’indifferenza.
Perfetta sintesi tra l’antropologia televisiva di Mario Soldati e la leggerezza di Steno, il film fece incetta di premi ai David di Donatello risultando, ancora oggi, uno degli esempi migliori di cinema “verace” prima che italiano.
Wide Screen: come in pittura si definiscono colori primari quelli che non si possono ottenere dalla commistione di altri colori, ma dalla cui combinazionesi può ricavare ogni altro colore; in questa rubrica parleremo di film unici e fondamentali, che costituiscono la matrice perduta della settima arte.