Un carattere silenzioso e scarno, un’anima solitaria, boschiva per dirla nella sua interezza, uno spirito riccamente povero che ne fa uno dei cantautori che più di tutti indagano a fondo nella propria e altrui esistenzialità , un elenco poetico di linearità e intimità abissale che affascina nei suoi giri sonori, nelle sue concezioni scombussolate.
“The valley of Yessiree” è l’official in solitaria del cantautore A.Dyjecinski, artista che nel minimalismo nuota a piacimento, un senso grave e oscuro di poetica nuda e cruda che a suo mondo irretisce, nebbie e pensieri fitti a roteare come un rimuginare ossesso, da anima in pena, un disco pieno di spettri, vetri rotti ed echi ancestrali che condividono e si spartiscono una tracklist tutta da abbracciare, completamente da amare teneramente.
L’artista Canadese, cresciuto in Ontario e ora in quel di Londra è un insieme di spiritualità ed evoluzione, scava, lega e osserva la vita dal versante della sua bassa umanità , dai bordi della sua “pazzia” vitale e non, dieci tracce rigate da viole, elettricità , rimbombi, trombe, tastiere e tutta la colorazione fulminante di un grigiore riflessivo, che non ha voglia di colorarsi vivacemente, che medita su realtà irreali, così che il caracollare timido di “Dead horses”, lo scandire di parole, il sillabare “Dry bread”, il dondolio liquido “Grenades” o il rarefatto sogno che griffa la stupenda “Ivorm”, assumono lo splendore di un inafferrabile viaggio agli antipodi della visione, delle sue visioni.