Un vuoto, un’apnea, uno scandaglio profondo e intimo che ricerca, girovaga, scava e inanella atmosfere buie e esistenzialismi notevoli, cose che prendono di mira l’ascoltatore, facendo centro nel suo essere esperimento di vita.
Dettagli immaginifici per il nuovo album di Fabrizio Tavernelli, “Fantacoscienza”, un grumo autorale di deliri e visioni che in tredici brani imbastisce atmosfere ora sognanti ora destabilizzanti, un lavoro con un’orbita espressiva tutta sua, plasmata su tratteggi melanconici, grigiastri ed elettrici, una sostanza intima che galleggia sullo stereo favorendo un senso dolcemente spaesato di approdi e abbandoni di spirito.
L’artista Tavernelli (AFA e CSI) su tutti, riesce a compensare con questo lavoro ghiotto di liquidità trattile e poesia verticale a grappoli, domande e interrogativi che vengono davanti quando si guarda l’infinito nel senso stretto di “inimmaginabile”, riesce a far volare quel brivido calmo che muove la curiosità dei bipedi umani verso un qualcosa che in fondo ci fa invidia e nel contempo ci fa crescere d’anima smisuratamente, ma lo fa. Per volare ascoltando la tracklist (tra le tante) agganciatevi ai vapori eterei di “Fantacoscienza”, seguite il gattonato elettrico Non ho detto niente, lasciatevi cullare dagli anelli alieni di “Il raggio della morte” o prendete a zigzagare tra le pieghe sperimentali di “Mi guardi come un Ufo”, e per un lasso di tempo “l’alto” sarà la vostra visuale preferita. Disco non per tutti, ma per molti sì!