E siamo a 10. Dieci album studio, che per chi non li conosce possono risultare un numero striminzito per 22 anni di onorata carriera. Ma se a questi 10 album aggiungi Loose Fur, i 3 “Mermaid Avenue” con Billy Bragg, i solisti di Tweedy, l’elegante side project firmato Stirrat- Sansone, i numerosi Ep e i dischi live avanziamo ben bene l’idea di gruppo super prolifico si ma con livelli artistici planetari e anche oltre. Ecco perchè oggi dubito seriamente la misconoscenza da parte di qualcuno di una band come Wilco. Ed è qui che nasce l’equivoco paradossale. Una superband come i Wilco ogni volta che suona dal vivo, ogni volta che si ritira in studio per registrare, ogni volta, crea un vortice, un moto di curiosità , di voglia quasi maniacale di ascoltare e logicamente crea quella cosa che non vorresti mai ti venisse a cercare, l’aspettativa. Essere grandi artisti, universali, unici e incredibili gioca brutti scherzi e produce responsabilità abnormi. E allora succede che se nel 2015 per scherzo e con un effetto sorpresa pubblichi un giorno all’improvviso un disco con una dolce gattina dal titolo “Star Wars” resti stordito, sorpreso ma felice perchè è un disco studio dopo 4 anni. E quindi succede che Star Wars, buon disco, lo ascolti, vai ai concerti e poi dici ok ora aspetteremo la prossima mossa di Tweedy e soci che hanno raggiunto il livello assoluto dove non hanno nessuna esigenza di rispondere a delle richieste di mercato, di moda e di stili musicali. Sono i padroni assoluti del loro tempo e della loro musica. Potere che solo in pochi possono permettersi. Nel frattempo che hai messo da parte questi ragionamenti arriva il 2016 e più o meno dopo un anno dall’uscita di “Star Wars”, i Wilco annunciano un nuovo album con una copertina audace, simpatica dell’illustratore e fumettista spagnolo Joan Cornellà dal titolo curiosissimo “Schmilco”.
“Schmilco” è un disco a ribasso. E’ il più acustico e soprattutto il più folk di tutti i disco dei Wilco. Set quasi tutto acustico dove si lavora per sottrazione di suoni e arrangiamenti, essenziali, scarni, morbidi. Le takes effettuate durante il periodo di “Star Wars” sembrano due facce della stessa medaglia, un “Being There” meno zibaldonico, perchè qui è tutto chiaro e preciso. Un disco elettrico e l’altro essenziale. E Schmilco lo è ed è un disco folk nostalgico a tratti anche volutamente pop. E ovviamente se più sei essenziale più fai emergere la personalità di Jeff Tweedy, le sue melodie, il suo timbro, il suo carisma ma anche la sua anima cazzara, che poi in fondo tanto piace. Tralasciando 3 4 pezzi davvero di poca qualità “Schmilco” è un buon disco. Chi fa paragoni con i mostri sacri, sbaglia. Schmilco è un disco che presenta tanti momenti tutti da gustare. “Normal American Kids” If I Ever was a child” “Cry all day”, la linea di basso di “Someone to lose”, la dolcissima “Happiness” per mamma Tweedy e poi John Lennon che s’impossessa di Tweedy e gli fa scrivere “Shrug and Destroy”.
W i Wilco
ma per piacere non invecchiate.
“Just Say Goodbye”