Avevamo lasciato il producer trentino Freshbeat ai tempi del suo esordio, quello “Storytellers” che, con un suono caldo e avvolgente, moderno e capace di omaggiare la tradizione black, lo poneva come credibilissimo e talentuoso erede di beatmaker come Skizo o Fritz da Cat: “Storytellers” vantava infatti ospiti importanti, un eclettismo misurato e un gusto deciso per la narrazione.
Ed è quindi con curiosità che scopriamo il nuovo “Merkaba”: un album breve ed interamente strumentale che ci svela l’artista in una veste inedita, più vicina al funk digitale di Kaytranada, al soul futurista di SBTRKT o all’elettronica emozionale del ravennate Godblesscomputers.
Nella mezz’ora di durata di “Merkaba” Stefano Tomasi si muove dunque con sapienza tra ricordi hip-hop ed influenze wonky, tra tentazioni world e un piglio funk che ricorda il Dà¢m-Funk più eighties mantenendo però uno stile ed una tavolozza sonica molto colorata ma sempre coerente.
In questa mutazione di Freshbeat, in questo suo ingresso nel frammentato e fertile mondo dell’elettronica italiana rimangono comunque centrali sensibilità e maestria tecnica, aspetti che rendono “Merkaba” un disco piacevolissimo e meritevole di numerosi ascolti.