Quando uno dei tanti piccoli concerti che i locali propongono quotidianamente, uno di quelli informali, senza aspettative, uno di quelli dove c’è il solito pugno di persone e i musicisti suonano a due passi da te, si trasforma, quasi per magia, in un vero e proprio concerto, bisogna ringraziare solo l’abilità e il pathos dei musicisti, quei veri musicisti che non si misurano su vendite o case discografiche.
Il Pier Paolo Ferroni Organ Trio va in scena al Quirinetta Social Bar e propone pezzi e arrangiamenti del Dio della fusion e del Jazz-Rock, nonchè chitarra della Mahavisnu Orchestra, John McLughlin. Quando ancora non è finito il primo di una sfilza di labirintici e lunghissimi pezzi non ci si può non accorgere del fatto che i tre componenti del gruppo ““ chitarra, batteria, organo Hammond ““ più che musicisti sono dei professionisti, dei maestri precisi e diligenti che si districano in un esercizio di stile perfetto in onore della musica, facendo un regalo imperdibile per gli amanti della fusion. Concentrati in una trance estatica che meraviglia tutti gli spettatori, si susseguono in quasi due ore di tracce che vengono quasi sempre presentate così: Questa è in cinque quarti, Questa è in sette ottavi e poi giù per dieci minuti di viaggio musicale.
Mi sento in dovere di fare una chiosa sul locale che ospita il concerto, Il Quirinetta, che ormai a Roma è diventato uno dei punti di riferimento per i melomani, con una proposta sempre eterogenea e multiforme di concerti. A mio avviso le migliori proposte sono le loro, e da quando è stato aperto il Quirinetta Social Bar, anche i concerti più piccoli possono trovare il loro habitat ideale, e grazie inoltre all’ottima acustica, diventare veri e propri concerti, anche gratuiti e in mezzo alla settimana, proprio come quello del Pier Paolo Ferroni Organ Trio.