Il Lord delle Isole è un titolo nobiliare scozzese che oggi appartiene al principe Charles a causa degli innumerevoli e profondi mutamenti storici del Regno Unito, ma durante il medioevo (quando venne creato, intorno all’853 d.C.) indicava un potente regnante, indipendente seppur vassallo del re di Norvegia o Scozia o Irlanda: il suo territorio era il terzo più esteso delle isole britanniche, dopo quelli del Re di Scozia e di Inghilterra. Neil McDonald porta il cognome di una delle più storiche e longeve dinastie dei Lord delle Isole e si muove su coordinate soniche decisamente ampie, mostrando sempre una discreta originalità nel declinare Detroit-techno e variazioni house (ora più baleariche, ora più deep), una severa ma mai rigida indipendenza dai dettami delle mode.
Con una carriera che in un lustro lo ha già visto pubblicare per etichette diverse e sempre attente (dalla piccola ed eccellente label inglese Phonica Records alle tedesche Cocktail d’Amore Music e la più nota Permanent Vacation) Neil McDonald arriva all’esordio sulla lunga distanza (quasi ottanta minuti) con il moniker Lord of the Isles e confeziona per ESP Institute un’opera prima dal forte impatto insieme fisico e narrativo. Nelle quindici tracce di “In Waves” è possibile perdersi in affondi ritmici sì dritti e geometrici, ma spesso stratificati ed inquieti, in panorami elettronici capaci di evocare i grandi spazi delle Higlands scozzesi ed anche quel clima grigio e nebbioso, quasi misterioso, persino magico delle terre di Albione.
“In Waves” è una perla splendente di questa fine di 2016, un album perfettamente invernale: la musica di Lord of the Isles si candida a splendida compagnia per traghettarci nell’anno nuovo.