Anno domini 2006: i Blur sono ancora nel congelatore (lontana la storica reunion live di Hyde Park), i Gorillaz hanno da poco archiviato il loro secondo disco “Demon Days” (uscito nel 2005) e Damon Albarn inizia a cullare l’idea di un disco solista.

Incontra Danger Mouse, al quale vuole affidare la produzione, sceglie accuratamente studi di registrazione e collaboratori ma poi cambia improvvisamente idea: questo disco sarà  firmato da un supergruppo.

Così nascono The Good, the Bad & the Queen progetto concepito come creatura di Damon Albarn ma diventato presto unione di intenti di quattro pesi massimi della scena alternative-rock inglese e non solo. Al fianco del leader dei Blur, si accomodano quindi Paul Simonon bassista dei Clash, Simon Tong chitarrista dei Verve e il batterista afro-beat Tony Allen.

Anticipato dai singoli “Herculean” (30 ottobre 2006) e “Kingdom of Doom” (15 gennaio 2007) e sospinto dal ‘peso’ dei suoi interpreti “The Good, the Bad & the Queen” risulterà  tra le pubbicazioni più apprezzate dell’anno (Best Album 2017 per l’Observer Music Magazine) alimentando in molti la speranza che questo disco non sia, come in realtà  accadrà , una paretesi isolata.

Negli anni successivi Tong e Simonon appariranno di nuovo al fianco di Albarn nel terzo disco dei Gorillaz (“Plastic Beach”), Tony Allen affiancherà  ancora il leader dei Blur nell’altro super-gruppo Rocket Juice & the Moon (c’è anche Flea dei Red Hot Chilli Peppers) e nonostante nel 2014 il suo principale fautore assicuri il nuovo disco dei The Good, the Bad & the Queen è interamente scritto aspettiamo solo di registrarlo (era il 2014 e Albarn parlava a NME) di nuove release a firma del supergruppo, fino ad oggi, nemmeno l’ombra.

Dieci anni fa il nostro Enrico Amendola lo recensiva così:

Colui che domina gli odori domina il cuore degli uomini
Da “Il Profumo” di P.Suskind

Mi affaccio al balcone poco prima dell’ora di pranzo, si levano i profumi dalla cucine delle case attorno e sotto di me. Una posizione privilegiata per vedere il paesaggio e per stimolare i recettori olfattivi. Deve esserci una connessione tra gli odori e i ricordi quando un profumo straniero, proveniente da qualche finestra più sotto mi arriva al naso, e al cervello. Sembrerebbe cucina orientale, e se non fosse per il mare lì davanti, se solo osservassi il cielo plumbeo e mi soffermarsi su questi profumi dalle origini lontane da qui, mi sembrerebbe di trovarmi a Londra, probabilmente in quella West London di cui è zuppo questo disco.
Se valesse la regola per cui in ogni supergruppo il valore delle band di provenienza dei musicisti si sommasse algebricamente, ci troveremmo di fronte al capolavoro del nuovo secolo: Damon Albarn dei Blur, il basso di Simonon dei Clash, la chitarra di Simon Tong dei Verve e Tony Allen, batterista collaboratore di Fela Kuti. Ovviamente non è così, ma siamo comunque di fronte ad un ottimo disco che ha sicuramente bisogno di ascolti ripetuti per entrare in circolo e che rappresenta la colonna sonora ideale per quello spicchio di Londra multietnica nei dintorni du Portobello road.
Discreta ma di grande qualità  la produzione di Danger Mouse, che apporta quel tanto di modernità  ad un disco impostato su canovacci brit-pop dai tempi medio-lenti. Echi di dub e accenni di afro-beat rendono brani come “Hystory song” oppure “Nature springs” morbide ed avvolgenti ballate prive di nucleo ma ricche di sfumature. Piccole figure visibili in controluce, immagini che svaniscono, colori che si fondono col grigio, e Albarn che sembra aver fatto tutto con comodo, senza forzare le cose : “A soldier’s tale” sembra un pezzo degli ultimi Blur, malinconico e scivoloso, mentre “80’s Life” ci riporta agli anni ’50, con quel pizzico di modernità  che ci fa capire che siamo sicuramente di fronte ad un brano di musica contemporanea.
Non fatevi trarre in inganno dai primi ascolti, potreste bollare questo lavoro come piatto e ripetitivo, invece il disco è pieno di tante e tali sfumature che non può davvero non piacere. A volte certa musica ha bisogno di tempi e modi giusti, o più semplicemente degli odori più adatti all’ascolto per cui annusate l’aria attorno a voi prima di infilare il disco nel lettore, siete avvertiti.

The Good, The Bad & The Queen – “The Good, The Bad & The Queen”
Data di pubblicazione:
22 gennaio 2007
Tracce: 12
Lunghezza: 42:49
Etichetta: Parlophone
Produttore: Danger Mouse

Tracklist:
1. History Song
2. 80s Life
3. Northern Whale
4. Kingdom Of Doom
5. Herculean
6. Behind The Sun
7. The Bunting Song
8. Nature Springs
9. A Soldier’s Tale
10. Three Changes
11. Green Fields
12. The Good, The Bad And The Queen