Erik Ripley Johnson e Sanae Yamada rispolverano il progetto Moon Duo e arrivati al quarto album raddoppiano. “Occult Architecture Vol. 1” infatti è solo il primo dei due dischi previsti quest’anno, entrambi ispirati al mondo dell’occulto e alle opere di Mary Anne Atwood, Aleister Crowley, Colin Wilson e Manly P. Hall (il secondo “Occult Architecture Vol.2” uscirà  in primavera). Concepiti durante il lungo e freddissimo inverno di Portland dopo anni trascorsi nella calda stagione unica californiana, non potrebbero essere più diversi. Buio, incertezza, paura, incubo, desiderio pervadono il primo volume mixato a Berlino dal fido Jonas Verwijnen. Luce, energia, rinascita brillano nel secondo. Potrebbe suonare banale, se a comandare l’astronave non ci fossero i Moon Duo che a conciliare l’inconciliabile provano ormai da tempo riuscendoci spesso (“Circles” è un ottimo esempio).

Johnson e Yamada non sono certo i primi e non saranno gli ultimi ad interessarsi al tema dell’occulto e del misticismo ma al contrario di molti altri riescono a vivere questa passione in modo poco celebrale e molto viscerale. “Occult Architecture Vol.1” non dà  lezioni di filosofia. Colpisce duro, quando e come serve. Se fosse un pugile sarebbe un grande incassatore, di quelli esperti che risorgono quando meno te l’aspetti. E alla fine la spuntano, contro i pronostici e le scommesse. I Moon Duo recuperano il filo psichico degli esordi e anche grazie al gran lavoro di batteria di John Jeffrey vincono l’ennesima scommessa. Restando se stessi, perchè la formula della premiata ditta Johnson-Yamada è quella di sempre: gli assoli chilometrici, spaziali di Erik Ripley Johnson, meno indolenti e più cattivi del solito con i synth di Sanae Yamada che fanno da contrappunto. Crescono, chiedono spazio. Prendendoselo spesso con forza in “The Death Set” e “Cold Fear”.

“Creepin” e “Cross-Town Fade” avrebbero potuto diventare perfette pop song se lasciate in altre mani. Johnson & Yamada le trasformano in una incalzante, delirante, massiccia maratona psych pop. Ma è solo un attimo. “Occult Architecture Vol.1” in realtà  è puro rock made in Moon Duo. Psichedelico, teutonico con grinta, motorik senza badare alle spese di carburante, futurista con un occhio al passato e echi di Popol Vuh, Amon Duul, Throbbing Gristle, Chrome che si ricorrono tra le pieghe diaboliche di “Will Of The Devil” e “Cult Of Moloch”. In tre parole: minaccioso e sexy. Non innovativo ma dannatamente solido. Non fa sconti. Ed è solo il primo capitolo.

Credit Foto: Brett Johnson