San Fermin capitolo terzo. La band creata dall’ex enfant prodige e compositore Ellis Ludwig-Leone ha fatto molta strada dall’ormai lontano 2013 quando con un disco d’esordio di gran classe ha portato un po’ di grazia e raffinatezza nel mondo del pop quello buono, che certe emozioni in musica non le sentiva da tempo. Il concept “Jackrabbit” ha confermato la grande caratura di Ludwig-Leone come songwriter e produttore, tra i pochi capaci di unire la tecnica e i sentimenti senza privilegiare l’una o gli altri. “Belong” è per ammissione dello stesso Ludwig-Leone un album corale, in cui per la prima volta ha scritto pensando ai musicisti che aveva di fronte, per dare spazio a tutti senza distinzioni. In passato, ha raccontato sempre Ludwig-Leone, scrivevo mettendomi nei panni di personaggi di film o libri per prendere le distanze da quello che stavo facendo. Ora non ne ho più bisogno.
“Belong” parla di desiderio, di appartenenza ma anche di distacco, di solitudine, di cosa significa amare qualcuno e rendersi conto di non poter sempre essergli accanto. Consapevolezza che lascia disarmati, senza protezione, senza forze per reagire. Il re è nudo diceva Hans Christian Andersen. E in questo terzo disco lo sono anche i San Fermin, a modo loro. Sempre eleganti ma con un sound più minimale, meno orchestrale e più diretto forse per evitare di ripetere quanto già fatto in passato. Un album in cui Allen Tate e la frontwoman Charlene Kaye si dividono spazi e tempi in modo inedito e squisito. Ascoltare per credere “Bride”, gioiellino di pop solare mettendola a confronto con “August” o “Bones” in cui quel sole si spegne e sembra di camminare tra le pagine di un noir francese o con la minacciosa “Dead”e la tristezza appena accennata di “Cairo”.
Un disco racchiuso tra il “Non ti prometto se mi segui che non ti deluderò mai” di “No Promises” e il “Mi manchi anche quando sei qui” di quel duetto mozzafiato chiamato “Belong”. Sperimentale nel modo giusto (lo si sente fin dai primi due minuti di “Open”, ancora di più in “Oceanica”) e ambizioso come non mai. Che inizia e finisce in crescendo e la chiusura, con l’intensità di “Palisades/Storm” e la tranquillità apparente di “Happiness Will Ruin This Place”, è di quelle da antologia. “Sono pronto a essere felice” dice Ludwig-Leone per bocca di Allen Tate e sembra più una domanda che un’affermazione. Ed è proprio quest’equilibrio precario tra dubbi e sicurezza ad essere il punto di forza di “Belong”. Un terzo album emozionante, che dimostra quanta qualità siano ancora in grado di esprimere i San Fermin, una band in continua evoluzione. E quanto abbiano ancora da dare.
Photo Credit: Press