E’ nato all’alba dell’elezione Trump, ma è una risposta troppo pacata ad un evento del genere. Nonostante questo l’EP cattura una pacatezza irrefrenabile, ma manca uno schiaffo hippy e menefreghista ad una situazione così memorabile. Love Is Love è il decimo lavoro in 11 anni di Woods e, nonostante non sia quello di cui avevamo bisogno, forse è una buona cura ad una settimana veloce.
Dentro il loro sound si nascondono ancora le scorie del disco che mi aveva fatto innamorare: “City Sun Eater in the River of Light”: non manca infatti quella forte texture di jazz africano, che fa da sfondo a voci corali e ritmi duttili.
Il lavoro, pur essendo molto breve, non manca di spunti: in Bleeding Blue è molto interessante la progressione di tromba che solca il pezzo collocandolo tra un film di serie B anni “’80, un classico degli spaghetti western e un angolo di strada newyorkese.
La traccia più classica e interessante del disco è Lost In a Crowd.
La sensazione complessiva è però deludente per un EP che forse mostra i primi assoluti segni di logoramento del lavoro, praticamente continuo, del gruppo.
La loro forza assoluta di aver creato un folk psichedelico molto legato ad una timbrica africana, si perde in giochi sonori vacui e sostanzialmente troppo volatili per lasciare un segno.
Ci sono momenti di totale sonnambulismo in una vita, in una giornata e alcuni elementi dovrebbero suonare alle nostre orecchie come un Achtung: da “Love Is Love” mi aspettavo un imperativo artistico magari ricco di conferme e nuove strade, ma probabilmente questo EP ha il sapore di uno stop per ricaricare le pile e le idee.
In un clima mondiale da Antigone di Sofocle, i Woods potevano sfruttare meglio la spinta per creare un EP indimenticabile. Abbiamo bisogno di nuovi portatori di fiaccole sociali importanti nella musica, da Lennon a Dylan sempre qualcuno ha portato avanti valori fondamentali e anti-establishment, oggi i Woods cercano di imporsi così. A loro va nel corso degli anni il merito della riabilitazione, in una certa scena musicale, di gruppi come Grateful Dead.
Lo scopo è creare una We Shall Overcome 2.0, il messaggio è positivo, le speranze sono ottime, ma musicalmente manca solidità , decisione: per veicolare messaggi del genere questi sono attributi fondamentali.
Una poesia di Leopoldine Core recita: I wanted to write a love poem/the most impossible thing/and I did /and it wasn’t hard.
L’amore è troppo difficile da raccontare in modo indelebile per i Woods con questo EP, che è un lavoro discreto, ma un’opportunità mancata.