Una serata per che ci ha fatto dimenticare il resto del mondo per lasciarci trasportare fuori da un tempo affrettato e da uno spazio recintato: questo sono stati in grado di creare i Woods nel loro live romano il 1 aprile.
Sta per uscire il loro decimo album “Love is love”, a maggio, e finalmente la band statunitense arriva al Monk nell’ambito del Rome Psych Fest Nite.
Dopo l’apertura musicale affidata ai Persian Pelican, il quintetto di Brooklyn capitanato da Jeremy Earl e composto da Jarvis Taveniere, Aaron Neveu, John Andrews, Chuck Van Dyck, invade il palcoscenico di via Mirri con il suo psych folk d’autore e di classe.
Un live avviluppante, che propone principalmente brani dagli ultimi due album ma che non manca di riproporci pezzi del ricco passato della band, come la superba “Cali In A Cup”, o anticipazioni del disco in uscita.
Ma c’è poco da fare: i protagonisti sono “City Sun Eater in the River of Light” del 2016 e “With Light and with Love” del 2014, con il quale il concerto inizia e finisce, dall’apertura con “Leaves Like Glass” al bis di “Moving to the Left”.
I pezzi risultano incredibilmente ben confezionati, essenziali e diretti nella loro complessità musicale, capaci di trascinare il ““ forse inaspettatamente numeroso ““ pubblico in un vortice sonoro quasi magico ed estraniante. I Woods dal vivo sono un’esperienza caldamente consigliabile: potenti e competenti, sono stati in grado di mixare nel modo giusto la loro indubbia vena psichedelica con l’altrettanto evidente tensione folk, che li allontana mentalmente e sonoramente dalla metropoli da dove provengono.
I Woods hanno contornato il parterre di spighe di grano illuminate da led, ci hanno fatto perdere estasiati tra i loro lunghissimi intermezzi strumentali, ci hanno trasportato in una bolla di sapone fluorescente sopra i palazzoni romani verso distese aperte, spensierate e -essenzialmente- felici.