Recensire qualcosa come “Quattro Quartetti” di Clementi/Nuccini è qualcosa di davvero difficile, probabilmente per mancanza di competenze o idee, ma qualcosa di simile, in Italia, dovrebbe semplicemente esser ascoltato in silenzio, a cuore aperto, senza dire una parola, senza scriver nulla lasciandosi semplicemente trasportare da tutto ciò che dalla bellezza deriva e discende.
L’accoppiata Clementi/Nuccini (Massimo Volume/Giardini Di Mirò), non è qualcosa di nuovo ma bensì, qualcosa di già collaudato e la nuova avventura artistica in cui i due si sono cimentati è qualcosa di così bello, da dover stendere un tappeto rosso tra le nostre orecchie cuore e mente e basta, lasciando ripulire da dentro da così tanta perfezione. L’album composto da quattro brani riprende le liriche di Thomas S. Elliot, uno dei più influenti poeti del XX secolo e questo sarebbe già un tutto dire.
Ogni parola di Clementi, del suo classico reading che tanto lo ha reso famoso in patria è da annoverare in un diario segreto da lasciare sepolto nel cuore ed ogni nota dell’arrangiamento musicale che accompagna tutto l’album è curato, puntuale, fresco, leggero e perfettamente incastrato in ogni singola sillaba, con maestria, senza troppi fronzoli o chissà quale estroversione. “Quattro Quartetti” è un flusso di coscienza che riduce il senso stesso delle parole che si possono pensare durante l’ascolto, è un fiume in piena che vale la pena di ascoltare, fino in fondo e non solo. “Quattro Quartetti” deve essere interiorizzato, da ognuno di noi, nel buio delle nostre stanze e delle nostre vite per riportare un certo tipo di musica nella classifica dei nostri ascolti giornalieri. Disquisire su testi ed altro è banale e riduttivo ma si può benissimo dire che di lavori così se ne sente davvero bisogno, sia in Italia che probabilmente all’estero. Clementi e Nuccini riportano la poesia al loro giusto posto, dove deve stare, al centro di ogni cosa, per riscoprire la bellezza che può derivare da un disco, un quadro, un libro. La bellezza smisurata di Quattro Quartetti è il segnale giusto che ci aspettavamo per invertire il senso di marcia e ritrovarci per terra a rimettere tutto in discussione. Un ottimo lavoro che parte da un’ottima idea da due ottimi musicisti.
Consigliatissimo l’ascolto non superficiale, non occasionale, ma bensì profondo, mistico e magico.