I !!! hanno tracciato gli umori musicali di New York dai primi Duemila ad oggi. Forse sono stati la band newyorkese (trapiantati perchè la band è originaria di Sacramento) più seguita insieme a TV On The Radio, gli LCD Soundsystem e gli Animal Collettive degli ultimi anni.
Con queste band condividono il fatto di essere stati ex-hardcore fan, le influenze musicali e anche gli stessi musicisti come il caso di Tyler Pope che collaborò con gli LCD e con gente come i Jon Spencer Blues Explosion. Ma per due decenni i !!! non si sono mai fermati mentre gli altri invece si. Non hanno mai guardato indietro loro storia e, attraverso sottili cambiamenti di stile, la band ha prodotto lavori non troppo simili l’uno con l’altro. Piano piano i !!! hanno reso la loro scarica punk più ballabile e viceversa, portando la musica dance più vicina al punk. Hanno accuratamente fatto tesoro della disco, abbracciando l’idea del club promuovendo la filosofia del ballo come atto di sfida. Certo non sono stati i primi a sviluppare questo tipo di riforma, ma di certo lo hanno fatto molto bene. In più rispetto ad altri i !!! hanno la carta Nic Offer, un frontman fenomenale che trasforma ogni live in un party dove tutti si divertono.
Dal precedente “As If” però si era intuito ormai la loro linea giuda; accantonare i ruvidi suoni post punk che avevano caratterizzato lavori bellissimi come “Louden Up Now” o “Myth Takes” per dirigersi verso lidi propriamente più funk e dance. Questa è la sostanza del nuovo “Shake the Shudder”. Il disco ha canzoni azzeccate come “Dancing is the Best Revenge”, che sembra fatta apposta per essere suonata in un club di Brooklyn. “NRGQ” strizza l’occhio alla disco più popolare che tanto caratterizzò la Manhattan fine Settanta ed un tributo alla band americana NRBQ.
Il power funk come quello di “Five Companies” tengono “Shake the Shudder” su un di giri ma ll problema è che da una festa in qualche loft di Williamsburg si passa ad un cocktail party sulla spiaggia in qualche isola del Mediterraneo. Tra i pezzi meglio riusciti c’è “Throttle Service” con un coro allegro guidato da Molly Schnick su una bella bass line. Gli altri sembrano troppo easy listening prendendo a prestito a volte Prince a volte certi synth modello Daft Punk. Nel complesso il disco è piacevole ma pesa la decisione della band di estromettere il passato per scelta stilistica, e non sicuramente per provare ad accaparrarsi un pubblico più mainstream. “Shake the Shudder” è fine a se stesso quindi, rosicchia a stento la sufficienza e forse da il via alla parabola discendente della band.