Già  ben noti in patria per i loro infuocati live, gli statunitensi Ho99o9 arrivano al debutto sulla lunga distanza con “United States Of Horror”. Il duo di Newark si presenta al pubblico con 46 minuti intensi di hip hop sporco e cattivo contaminato da punk, digital hardcore, noise, industrial e thrash: il mix perfetto tra Bad Brains, Atari Teenage Riot, The Prodigy e Death Grips. Il tutto condito da una spiccata attitudine gangsta e da una forte propensione alla (auto)distruzione. Non è certamente musica per deboli di cuore o benpensanti; d’altronde, le intenzioni incendiarie di theOGM e Eaddy risultano palesi già  dalla copertina dove si staglia, su uno sfondo giallo evidenziatore, un Gesù Cristo crocifisso su un pugnale, con il volto di un bambino in lacrime e la parola “horror” intagliata sul petto.

La provocazione, al centro di tutto il progetto degli Ho99o9, trova ampio spazio anche nei testi: sono molti i riferimenti alle brutture dell’America di Trump ““ gli “Stati Uniti dell’Orrore” richiamati nel titolo ““ sempre più retrograda e intollerante. La title track ne è un perfetto esempio: gli Ho99o9 si scagliano contro la violenza della polizia e il razzismo, invitando gli ascoltatori a non restarsene tranquilli (Be the fuckin’ worst you can be/Bad kids rule the world, self proclaimed savages/Reign terror, if I die tomorrow I could care less). Alle rime di theOGM e Eaddy fa da cornice il crossover di generi descritto in apertura: una musica oscura e energica, inquietante e adrenalinica. Episodi hardcore punk (“Street Power”, “Sub-Zer0”) si alternano al dubstep grezzo di “Knuckle Up”, al garage rock di “City Rejects” e all’heavy metal di “New Jersey Devil”. Nei brani più tradizionalmente hip hop (“War Is Hell”, “Face Tatt”, “Splash”, “Hydrolics”) emerge la componente elettronica e industrial degli Ho99o9, mentre le atmosfere restano sempre cupe e apocalittiche.

Le 17 canzoni di “United States Of Horror” suonano come un pugno al ventre molle dell’America bianca e redneck; un vero e proprio invito al caos e alla rivolta. L’indole eversiva e l’energia espresse in sede live dal duo hip hop restano generalmente integre in questa prima prova in studio, abrasiva e violenta al punto giusto.