Come ho già scritto in passato si fa davvero fatica a stare dietro a uno come Hugo Race, un personaggio che non sa davvero star fermo un attimo, l’artista australiano infatti se non pubblica un disco l’anno tira fuori almeno un ep o un libro (quando non tutti insieme), e laddove non trova ispirazione per un’opera autografa pensa bene, come in questo caso, di inoltrarsi nell’impervio territorio delle cover.
Race è uno che ama le sfide, l’ha sempre dimostrato (vedi le sue incursioni nell’elettronica di “Wet Dream” e “The Merola Matrix” o i viaggi dentro la musica del Malì targati Dirtmusic), e, soprattutto, sa scegliersi benissimo i partners con cui affrontarle, opta quindi per l’amico di sempre Michelangelo Russo per questa ostica prova, che vede i due affrontare il canzoniere di un mostro sacro come il bluesman statunitense John Lee Hooker.
A scanso di equivoci questo “John Lee Hooker’s World Today” è tutto tranne che la classica raccolta di brani altrui che si limita presentare in maniera canonica canzoni già note al pubblico, e d’altronde non poteva essere diversamente con un autore come Race, il quale incarna perfettamente il ruolo del bluesman moderno, qui ben coadiuvato dal collega italiano in questa riproposizione di questi otto brani che vengono sì rielaborati, ma con religioso rispetto.
è quindi un’atmosfera sacrale quella che avvolge i classici del grande chitarrista blues scomparso nel duemilauno, in cui tramite una strumentazione essenziale (chitarra, stompbox, qualche effetto elettronico) i due musicisti cercano-riuscendoci- di comunicare all’ascoltatore la spiritualità del genere. Hugo Race e Michelangelo Russo fanno questo prendendo le composizioni di J.L.Hooker e dilatandole (i ben nove minuti dell’iniziale “Hobo Blues”), calando brani originariamente nati per voce e chitarra dentro una dimensione spettrale e cinematica, dove questi rinascono a nuova vita.
Su tutto questo, e non poteva essere diversamente, spicca la profonda voce evocativa e ieratica dell’ex Seme Cattivo, vero e proprio officiante di questa messa laica che onora tanto Dio quanto il Diavolo: starà all’ascoltatore, una volta arrivato al famigerato crocicchio reso tanto famoso dalla mitologia del blues, decidere quale delle due strade seguire.