Nell’agosto del 2014 i Royal Blood pubblicano il loro omonimo album d’esordio: è subito un successo clamoroso, capace di riportare l’hard rock britannico ai vertici delle classifiche di tutto il mondo. I record di vendite, i concerti sold out e i complimenti da parte di illustrissimi colleghi (Jimmy Page, Dave Grohl, Lars Ulrich, Arctic Monkeys e Muse sono soltanto alcuni tra i nomi noti ad aver speso belle parole sul loro conto) arrivano appena un anno dopo la nascita stessa dell’insolito duo di Brighton, composto da Mike Kerr (basso, voce) e Ben Thatcher (batteria). In una manciata di mesi, i Royal Blood passano dalle jam in piccoli locali della provincia inglese ai prestigiosissimi palchi di festival come Glastonbury e Reading, dove infuocano il pubblico con una miscela esplosiva a base di stoner, garage, riff sanguigni e melodie di facile presa.
Considerando le premesse, quindi, non sorprende affatto il clima di attesa e curiosità che ha anticipato l’uscita di “How Did We Get So Dark?”, seconda prova in studio per il duo inglese. I fan possono stare tranquilli: la formula vincente del primo album non è cambiata più di tanto. Il suono è diventato meno ruvido, immediato e da “presa diretta” rispetto al debutto, ma decisamente più corposo e ricco di groove: il basso di Mike Kerr – protagonista incontrastato della musica dei Royal Blood – si muove sicuro e con uno stile unico tra le ritmiche rocciose di Ben Thatcher. L’assenza della chitarra, nonostante una timidissima comparsa nel ritornello di “Look Like You Know”, non si fa sentire più di tanto.
Se “Lights Out” e “I Only Lie When I Love You” sono i singoli di successo destinati a ripercorrere le orme di “Figure It Out” e “Out Of The Black”, “Hook, Line & Sinker” è la bordata stoner nata per diventare uno dei pezzi forti nelle scalette dei concerti dei due di Brighton. L’ombra gigantesca di Josh Homme si staglia sulla title track “How Did We Get So Dark?” e sulla conclusiva “Sleep”, mentre in “Where Are You Now?” (già presente, in una versione più grezza, nella colonna sonora di “Vinyl”, la poco fortunata serie televisiva dell’anno scorso creata da Martin Scorsese e Mick Jagger) ci sono tracce del garage/blues rock statunitense tanto caro a gente come Jack White e The Black Keys.
A una produzione più curata e attenta al potenziale radiofonico ““ commerciale, si affianca una maggiore maturità per quanto riguarda composizioni e arrangiamenti: spazio quindi a cori, controcanti e altre trovate che arricchiscono la proposta musicale dei Royal Blood. Su “Hole In Your Heart”, ad esempio, Kerr si alterna tra il piano elettrico quasi “soft” delle strofe e il basso devastante dei ritornelli; lo scettro dei brani più particolari e originali spetta però a “Don’t Tell” ““ una lenta e suadente ballata blues che non sfigurerebbe su un disco dei Rival Sons ““ e “She’s Creeping”, divertente esperimento “effettistico” tra glam, funk e falsetti.
“How Did We Get So Dark?” è un album concepito per ripetere ““ se non amplificare – il successo del 2014; gli elementi che già funzionavano all’epoca sono ancora tutti al loro posto, insieme a qualche interessante novità che non stravolge troppo le regole del gioco. La genuinità e l’effetto sorpresa dell’esordio sono però solo dei pallidi ricordi: i Royal Blood del 2017 sono ormai delle star affermate, ma per riuscire a restare sulla cresta dell’onda dovranno provare a reinventarsi in futuro. Di certo, talento e coraggio non gli mancano.