Un labirinto di specchi, suoni, spigoli e sospiri. Il nuovo lavoro di Tyler The Creator è la stanza in cui potete trovare un fratello, un amico, vostra madre, il personaggio televisivo che amate, il panettiere e il tipo del bar che, nonostante vi veda ogni giorno, è sempre schifato dalla vostra gioventù e forse anche dal modo in cui vi atteggiate.

Le atmosfere del disco, non chiedetemi perchè, mi hanno ricordato degli angoli di mondi sinistri e selvaggi e alla fine mi sono reso conto che Tyler è l’inconsapevole protagonista dell’Isola del Tesoro.

Stevenson e il produttore riescono a dare una profondità  cinematografica ai loro lavori e pur in epoche diverse,e tramite mezzi differenti, descrivono un’avventura unica, personale, un’odissea profonda, ricca di sentimenti e protagonisti: nel disco sono infatti costanti i featuring con artisti come Frank Ocean o Lil Wayne.
Il salto di qualità  è assoluto, a partire da una copertina del disco che è un vero capolavoro: la sua produzione lascia quell’odor di cameretta e si accende con accordi di pianoforte e tramite un jazz freschissimo; in uno dei pezzi più indicativi del lavoro il rapper, producer, artista ripete: I’m the loneliest man alive/ But I keep on dancin’ to throw ‘em off.

L’introspezione è entrata nel suo vocabolario e nella sua musica: nell’album c’è effettivamente stato il definitivo matrimonio tra la sua capacità  di produrre, innegabile dal primo lavoro, l’audacia estetica del comporre canzoni bellissime, complesse e mai banali.
In queste settimane di uscita i fan si stanno dibattendo sul ruolo che Flower Boy occupa nella discografia di Tyler, ma il lavoro è assoluto e delle discussioni da bar, Facebook, Reddit ci interessa poco: a noi basta un Flower Boy con le apparizioni sonore di Ocean a renderci felici.

Nel 2016 gli è stato vietato l’ingresso nel Regno Unito dopo che il Ministero degli Interni ha affermato che i suoi testi supportavano terrorismo e omofobia, in “Flower Boy” l’antifona è diversa e anzi lui ammette: Ho baciato ragazzi bianchi dal 2004.
Gli elementi da cui tutto parte nel lavoro sono angoscia, amore non corrisposto e gli erranti anni giovanili, ma questo basta e avanza per creare pezzi come “Sometimes”, “Glitter” o “Boredom”.
Tyler oggi è cresciuto e ci mette in mostra la sua anima caleidoscopica, ma cosa ha fatto diventare questo acerbo ragazzo un vero filosofo che predica bellezza nelle sue canzoni?ù

Forse il rischio preso dal rapper è stato quello di scommettere sulle sue emozioni e non sulle circostanze troppo esterne che ti si parano davanti quando fai musica.
Tyler è ripartito da se, ma chi è dunque Tyler The Creator?