Cosa aspettarsi dai redivivi Starsailor? Francamente nulla di nuovo. Partire da questo concetto non è sminuire la band, ma anzi, è porre le basi per un ascolto sereno, in cui trovare, ancora una volta, i punti cardine di un gruppo al solito posto, proprio quello in cui si voleva che fossero. Certo, ogni tanto qualche “occhio della tigre” appare, un po’ più grintoso rispetto al lontano e glorioso (in termini di vendite) passato (quello di “Silence Is Easy”, tanto per intendersi), ma alla fine sempre li si va a finire con gli Starsailor, in un onesto pop-rock radiofonico che a tratti fa venire il lacrimone (“Sunday Best”), a tratti non ci convince del tutto (“Take a Little Time”) e in alcuni frangenti ti fa anche sorridere e vedere un cielo senza nuvole, vista l’immediatezza e la semplicità della proposta (“Best Of Me”).
I riferimenti sono quelli di sempre quindi, state tranquilli, ci sono le ballate (sempre le cose migliori nel loro caso), ci sono gli archi, c’è il romanticismo sofferto, c’è quel pizzico di folk, pure i corettoni gospel, ogni tanto si alzano un po’ i giri del motore e del dinamismo per non assopirci troppo (“Listen To Your Heart” è una partenza carichissima) e c’è pure Richard McNamara degli Embrace che produce e ci mette lo zampino in qualche brano.
Cercate qualcos’altro? Bah, a dire il vero si vorrebbe qualche melodia più incisiva e non canzoni che, in qualche caso, sembrano uscire dal manuale del “come fare un brano discreto in 5 minuti“. Eppure non me la sento di bocciare gli Starsailor, perchè il loro onesto compitino lo portano a casa, seppure senza grandi innovazioni, colpi di genio o singoloni da brivido e, francamente, anche un disco come questo, che non entrerà negli annali della musica, ci potrà andare bene per svariati ascolti senza pretese.