Sono due coppie di fratelli a comporre il nucleo di questi giovanissimi Sherlocks, ovvero Kiaran e Brandon Crook, Andy e Josh Davidson. Il loro primo singolo risale al 2014, poi una lunga gavetta, tantissimi concerti e ora l’esordio. I 4 hanno questa splendida caratteristica che, basta vederli in faccia, e capisci subito che musica fanno. La solita band tutta fumo e niente arrosto, che tiene in piedi la baracca con i mediocri giri di chitarra presi in prestito da Kooks, Libertines e Arctic Monkeys, ma è come se queste tre band fossero rimaste a una fase (pre) adolescenziale della loro proposta.
Più il disco va avanti e più i 4 Sherlocks fanno tenerezza e null’altro. Come gli Amazons non riescono proprio ad andare oltre alla forma, ma la sostanza rimane assolutamente sconosciuta. Come dicevamo sopra, prendete i primi Arctic Monkeys, lavateli nella candeggina, togliete tutti gli spunti geniali che ci sono e date loro un bel grembiulino per indirizzarli alla classe prima elementare. Bene, quello che avrete come risultato sono gli Sherlocks. Non è il discorso di mancanza di originalità o di canzoni che dopo 30 secondi sai già dove andranno a parare, è proprio che stavolta l’esuberanza giovanile non può letteralmente salvare il disco dal naufragio. Oggi come oggi è dura trovare qualcosa di più inutile e risibile nel mondo del guitar-pop UK: una maglietta azzeccata, un sound abusato e la solita arroganza da teenager conquisteranno giusto qualche fanciulla inglese, qui si conquistano un 4 in pagella.