Da pochi giorni è uscito questo quarto LP della band post-punk di Detroit, che arriva a due anni esatti dal precedente, “The Agent Intellect”: co-prodotto insieme a Sonny DiPerri (Animal Collective, Dirty Projectors), “Relatives In Descent” è il primo album realizzato per la Domino Recording Company.
Come sempre il sound dei Protomartyr è guidato da un senso di urgenza attraverso una certa oscurità , ma, al contrario che in passato, questo nuovo lavoro non è un album strettamente politico, ma preferisce, invece, studiare una serie di meditazioni psicologiche sulla fallibile natura della verità e sugli ideali autodistruttivi che ci hanno portato a un periodo di ignoranza testarda e di “fake” news.
La voce del frontman Joe Casey, ben più anziano degli altri tre componenti della band, è ancora più potente di quello che possa sembrare a chi ascolta, perchè i suoi messaggi arrivano diretti e intensi, spesso supportati dal drumming, qui particolarmente esaltante, del batterista Alex Leonard.
“A Private Understanding” apre il disco cercando di costruire una sensazione piena di tensione, cambiando più volte il volto, nel corso dei suoi cinque minuti; “Male Plague”, invece, è un punk cattivo, duro e pesante, mentre l’adrenalinica “Don’t Go To Anacita” condanna lo sfruttamento dei privilegi.
Solo “Up The Tower” è un vero e proprio riferimento all’attuale presidente degli Stati Uniti Donald Trump, e il feroce e insistente ritornello, che ripete più volte “Throw him out! Throw him out! Throw him out!”, non ha certo bisogno di ulteriori spiegazioni.
“Relatives In Descent” non è un album facile, di quelli che entrano nella mente al primo ascolto, ma ha invece bisogno di essere studiato ed esplorato per capire come, anche nel buio e nel caos, sia possibile trovare qualche momento di quiete.