Con Beck bisogna sempre chiedersi “dove eravamo rimasti?”, fare il punto della situazione con lui infatti non è mai facile: un giorno lo lasci tutto contrito e meditabondo a fare i conti con sè stesso, il successivo eccolo qui, frizzante e colorato come in questo nuovo spumeggiante lavoro.
Non sembra, ma ne è passata d’acqua sotto i ponti dal disco precedente, e se la malinconia di “Morning Phases” era riuscita addirittura a far portare a casa al musicista losangelino due Grammy Awards (cosa che mandò su tutte le furie Kanye West), credo che questo “Colors” permetterà quantomeno a Beck di dimostrare di essere in una forma invidiabile.
Titolo programmatico quello di questo tredicesimo album in studio dell’autore di “Looser”, undici tracce colorate e sgargianti, che si muovono agilmente tra pop, rock ed elettronica, il tutto attraverso una scrittura fluida e semplice, come nella miglior tradizione del genere.
Sono canzoni da party queste, che scorrono piacevolmente, susseguendosi in maniera briosa ed eccitante; se di “Dreams”(qui presente in due distinte versioni) e “Wow” eravamo già conoscenza, essendo questi brani stati resi noti addirittura già a partire dal duemilaquindici, colpiscono in maniera favorevole l’iniziale “Colors”, forse l’episodio migliore del lotto (un’ideale via di mezzo tra gli ultimi Arcade Fire e gli Animal Collective più accessibili), il power pop alla Weezer 2.0 di “I’m so free”, e le trascinanti “No distraction” e “Up all night”.
Qualche episodio, giusto un paio, gira a vuoto, come ad esempio gli Scissors Sisters rivisitati fuori tempo massimo di “Square One”, ma queste sono questioni di lana caprina che non cambiano il risultato finale.”Colors” è un lavoro dalle sonorità attuali, un album pop di altissima qualità , composto da canzoni che si appiccicano in testa in maniera istantanea e che vi troverete a canticchiare più di una volta nei mesi a venire, questo almeno fino alla prossima trasformazione della più camaleontica rockstar di sempre.
Photo by Peter Hapak