C’è un filo che collega l’Australia con l’America e quel filo non è il junk food ma “Lotta Sea Lice”, il disco firmato dai due tipi più spontaneamente fuori norma del decennio.
Parlare di collaborazioni tra artisti ha di solito un effetto soporifero: l’impressione di chi ascolta è quella di trovarsi davanti a un miscuglio di stili incollati male tra loro e il cui scopo sembra essere la pura autocelebrazione, una fastidiosa sfilata di egocentrismi. In alternativa all’effetto soporifero, l’entusiasmo incondizionato dei fan per ogni briciola prodotta dai loro idoli, di qualsiasi spessore essa sia.
Kurt Vile e Courtney Barnett – ma anche Courtney Barnett e Kurt Vile, l’ordine non ha importanza – capovolgono l’idea noiosa di due artisti che decidono di fare un album insieme (con le dovute e rare eccezioni, vedi Andrew Bird e Fiona Apple).
Il rapporto è paritario: due sentieri simili e lontani confluiscono nello stesso percorso senza sgomitare o sovrapporsi. I due protagonisti sono infatti bravissimi a non farsi mai prendere la mano dalla voglia diffusa di dimostrare chi è meglio di chi e il risultato è un disco sbottonato, democratico, tranquillamente misurato e non destinato a galleggiare sulle acque del superfluo.
“Lotta Sea Lice” insegna che l’umiltà , la naturalezza e le pacche sulle spalle possono addirittura vincere e buttare in un cassonetto dell’indifferenziato il “sono meglio io”.