Eclettico e imprevedibile Martin Carr. L’ex leader dei Boo Radleys si era riappropiato del suo nome, dopo tante uscite sotto il moniker di Brave Captain, sia nel 2009 con l’album “Ye Gods (and Little Fishes)”, ma sopratutto con il piacevole disco del 2014 “The Breaks” , in cui dimostrava una volontà di tornare a una forma canzone più semplice e immediata, dal gusto pop. Ma stiamo parlando di Martin Carr, che in tutta la sua carriera ha dimostrato di fare della varietà un punto di forza e questo “New Shapes Of Life” ne è l’ennesima dimostrazione.
Musa ispiratrice dell’intero disco è David Bowie: la sua carriera, la sua scrittura, la sua musica e la sua stessa morte. La figura del ‘Duca Bianco’ ha segnato così tanto il songwriting di Carr a tal punto che il musicista scozzese (è nato a Thurso) ha gettato via ogni cosa precedentemente scritta, per ripartire completamente da zero e avere un approccio finalmente libero, rappresentativo e personale. Il disco vive di momenti e sensazioni diverse, in cui il fantasma di Bowie, anche lui maestro di trasformismo, davvero è più presente che mai, sia nelle melodie che in certe tonalità vocali, ma non mancano idee e spunti chiaramente Boo Radleys (quelli di “Kingsize” per intenderci, ma anche a certi profumi di “Giant Steps”) così come a un piglio soul o cadenze anni ’70. Capirete che il disco non si dimostra certo facile, richiede attenzione, e in alcuni punti il peso specifico si fa importante, ma non abbiamo mai passaggi ermetici o particolarmente soporiferi.
Dall’ottimo lavoro ritmico della title track, con un basso quasi funky, ai ritmi alla moviola di “The Main Man” in cui fanno capolino i primi fiati, passando per l’intimismo di “Future Reflections” che viene compensato dal calore pop di “Three Studies of the Male Back”, il nostro mette sul piatto svariate carte, che non sempre, giusto dirlo, fanno vincere la mano o la partita, ma non conducono nemmeno alla sconfitta. In pieno stile Martin Carr la chiusura di “The Last Song”, piccolo diamante dalle svariate sfaccettature e anime, che forse avrebbe meritato uno sviluppo maggiore, senza fermarsi ai due minuti e mezzo.