“Scream Above the Sounds” è il nuovo album degli Stereophonics.I quattro gallesi ormai veterani del BritRock ritornano sulla scena a 2 anni dall’uscita da “Keep The Village Alive”, album a mio avviso mediocre ma che comunque li aveva riportati nuovamente al top delle classifiche UK.
A sorpresa dei molti che si aspettavano una ristampa del debut “Word Gets Around” (proprio quest’anno è il ventennale anniversario dalla data di uscita), “Scream Above the Sounds” esce il 3 Novembre via Parlophone Records e presenta una tracklist di soli inediti, arricchiti nella deluxe edition da un bonus di 4 tracce Live. Produzione come sempre affidata all’ormai amico produttore Jim Lowe, questa volta affiancato dallo stesso Kelly Jones che per questo disco rimanda nuovamente a data da destinarsi la svolta sonora preannunciata a suo tempo. Un disco piacevole, un amalgama di suoni classici e convenzionali che può a primo ascolto dare l’impressione di qualcosa già sentito ma che nel contempo rafforza l’ormai certa identità della band mai persa negli anni.
Il primo brano in lista “Caught By The Wind” è sicuramente azzeccato per partire al top in una sorta di template ben specifico marchiato Stereophonics, nel quale Kelly Jones si porta in primo piano su tutto grazie alla sua splendida vocalità . Il disco gira in maniera più che dignitosa anche se le canzoni entrano in una sorta di “‘pilota automatico’ tra suoni che si livellano e dinamiche che sembrano quasi appiattirsi. “Before Anyone Knew our Name” è la vera perla del disco che arriva come un fulmine a ciel sereno tra una progressione semplice di accordi al piano da pelle d’oca. Una commovente e struggente ballad dedicata all’ex batterista Stuart Cable scomparso ormai 7 anni fa. Il testo toccante, accompagnato da una malinconica melodia insieme all’intensa interpretazione sofferta, portano ad un vero capolavoro nel quale lo stesso Jones riesce alla perfezione plasmando una delle sue migliori performance di sempre. Non mancano anche i grandi classici in stile Rock’n Roll come il brano “Cryin’ In Your Beer” che si articola tra giri di chitarra blues e piano alla Jerry Lee Lewis, oltre a brani più pop tra atmosfere quasi gospel come in “Would you Believe”. Di certo però non è grazie a questi che l’album sale in quota rimanendo invece, rispetto ai primi lavori, in una sorta di regime di sicurezza comunque gradevole.
Insomma, anche se con “Scream Above the sounds” gli Stereophonics non fanno quel salto di qualità che magari ci si aspetterebbe da una band del loro calibro, confermano di essere uno dei gruppi che la sa lunga di come muoversi nel genere, grazie anche alla voce unica e caratteristica dello stesso Jones che non manca un colpo e migliora nel tempo quasi come un corposo whiskey di casa Macallan.
Credit Foto: Andrew Whitton