Inutile rimpiangere la raffinatezza speziata di acid jazz e funk old style dei primi due album, dovendo premiare la scelta dei successivi lavori di non ripetersi ed ondeggiare invece con suoni più sintetici e smaccatamente disco; inutile ricordare che forse gli ultimi 3 album non hanno aggiunto nulla al suo percorso artistico; parimenti inutile aggrapparsi al ricordo del formidabile concerto nell’arena di Verona bagnato dalla pioggia.
Corretto invece tenere a mente il concerto in quel di Mantova di alcuni anni or sono, in cui la band (o meglio ciò che rimane della band originaria) ammaliava ancora con uno spettacolo ricco di feeling e groove.
Se infatti dobbiamo giudicare il concerto di ieri sera non possiamo andare oltre ad una striminzita sufficienza, in cui il divertimento (non dico l’emozione) non è stato così garantito come ci si aspettava.
Coglie di primo acchito di sorpresa la generosa “pancetta” che sfoggia il buon Jason Kay, che quasi lo rende più simpatico mentre indugia nelle celeberrime movenze danzerecce.
Un leader in più che buona forma vocale, ma onestamente più statico dei bei tempi che furono.
Ma balletti a parte ciò che non ha entusiasmato è stata in generale un’atmosfera piuttosto freddina, nonostante la profusione di luci e maxi schermi.
Nulla da dire al chitarrismo funky, alle coriste che ben sostengono i vocalizzi del cantante, del drummer e del percussionista che danno ottimo sostegno alla sezione ritmica creata dal basso (vero protagonista del suono) nonchè del tastierista che riproduce alla perfezione suoni elettronici e sfumature annesse.
Ma l’inevitabile ” ma ” (scusate il gioco di parole) sta nel fatto che il concerto non decolla, le canzoni scorrono velocemente in aurea mediocrità e quasi assenti sono le sorprese, in una set list comunque ben calibrata, alternando tracce dal non irresistibile ultimo album in studio con le immancabili hit pescate dal repertorio passato; forse tra i pezzi meno noti avrei preferito qualcos’altro rispetto a “The Kids” o al ripescaggio del singolo “Runaway” che servì al tempo a condire di un inedito quel che fu il greatest hits.
Concerto di poco più di un’ora e mezza con un solo bis.
Location sold out, compitino svolto.
Credit Photo: Fabio Venni, CC BY-SA 2.0, via Wikimedia Commons
SetList:
1-Automaton (Intro) / Shake It On
2-Little L
3-Automaton
4-The Kids
5-Space Cowboy
6-Alright
7-Cloud 9
8-Superfresh
9-Cosmic Girl
10-(Don’t) Give Hate a Chance
11-Runaway
12-Canned Heat
13-Love Foolosophy
encore:
14- Virtual Insanity