Composti da tre musicisti piuttosto noti, Will Ivy (Dream Boys, Wet Illustrated) alla voce e chitarra, Tim Hellman al basso (Oh Sees, Sic Alps, Ty Segall) e Justin Sullivan alla batteria (The Babies, Kevin Morby), i Flat Worms hanno pubblicato questo loro omonimo primo album in ottobre per la Castle Face Records di John Dwyer degli Oh Sees.
L’esperto trio losangelino non perde tempo a dare spiegazioni e parte immediatamente a mille, la potenza e l’intensità strumentale prendono subito il sopravvento e difficilmente lasciano spazi per respirare (possiamo credere, pur senza averli mai visti, che i loro live-show siano estremamente esaltanti).
Salvo la conclusiva “Red Hot Sand”, i brani sono tutti di tre minuti o meno e, sin dall’iniziale “Motorbike”, si ha la sensazione di essere dentro a un vibrante videogioco dove la velocità è l’ingrediente più importante. L’energia pura che sgorga da ogni singolo momento di questi trentuno minuti è linfa vitale: l’adrenalina è sempre ai livelli massimi ma nonostante le rumorose distorsioni e le stridenti grida, spesso il senso melodico è comunque presente.
Dieci bombe sonore distruttive che spaccano le orecchie con una cattiveria decisiva: fondamentalmente questi californiani ci possono ricordare i Parquet Courts, ma con una maggiore dose di incisività , più veloci e con le chitarre fuzzy, oppure possono essere più semplicemente paragonati ai conterranei Oh Sees e Ty Segall.
Questo omonimo debutto sulla lunga distanza è potente, forte, solido e grintoso: l’esperienza dei suoi tre componenti sicuramente ha aiutato, ma i meriti senza dubbio ci sono. Se l’anno prossimo passeranno dall’Italia, vi consigliamo di non perderli.
Photo Credit: David Evanko