Il nostro, con la produzione di Alessandro “Asso” Stefana, confeziona un album crepuscolare, fuori dal tempo, intimista, sincero dove la spontaneità e la leggerezza di un linguaggio da gentiluomini la fanno da padrone.
è un disco ricco, fabbricato con il calore dell’artigianato di una volta, senza seguire clichè, mode o cazzate simili, probabilmente non genererà hype e mi viene da dire: peggio per voi. Una chitarra, la scia di percorsi sonori che guardano all’America rurale e la capacità di guardarsi (guardarci) dentro, con un candore toccante.
Un saliscendi di emozioni a volte accennate, a volte approfondite, manifestate in età adulta quando l’irruenza del punk è già diventata esperienza di vita, vissuta tradotta in musica.
Un piccolo gioiello da cercare e consumare.