Nel 1967 la Summer of Love travolse la controcultura statunitense. Un messaggio di pace, amore e armonia si alzò dalle strade di Haight-Ashbury, il quartiere di San Francisco dove tutto ebbe inizio, e la sua eco arrivò con forza fino in Europa. La musica britannica si lasciò contagiare volentieri da questa ondata colorata e vivace di psichedelia che trovò ampio spazio nei solchi di “Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band” dei Beatles prima e di “Their Satanic Majesties Request” dei Rolling Stones poi. Furono però gli esplosivi e irriverenti Who a trovare il modo più particolare e personale per interpretare il fenomeno hippie e contestualizzarlo nel mondo reale che, come avrebbero dimostrato gli eventi di lì a poco ““ da Charles Manson ad Altamont ““ stava purtroppo andando in tutt’altra direzione.
In “The Who Sell Out” Pete Townshend e soci fanno a pezzi il sogno di un mondo migliore e lo declassano a mero prodotto di consumo. Un trionfo di autoironia e dissacrazione psichedelica, in cui quasi ogni brano è intervallato da jingle e spot nei quali i quattro giovani di Londra pubblicizzano ogni tipo di bene vero o fittizio (i fagioli Heinz, il deodorante Odorono, le corde per chitarra e basso Rotosound) e svendono in maniera scherzosa la loro musica, prendendo le distanze dai proclami anticonsumistici un po’ fasulli di tanti loro colleghi dell’epoca. La Radio London che trasmette le canzoni di “The Who Sell Out” cuce i diversi frammenti musicali in un concept album nel quale la parola d’ordine è “varietà “. A tratti si ha quasi l’impressione di ascoltare una playlist random generata da uno Spotify ante litteram, con tanto di messaggi pubblicitari a intervallare il tutto: in questo calderone di idee spiccano il delirio psichedelico di “Armenia City In The Sky”, l’ode pop alla masturbazione di “Mary Anne With The Shaky Hand”, l’arpeggiato passaggio all’età adulta descritto in “Tattoo” e, soprattutto, la hit “I Can See For Miles”, uno dei singoli di maggior successo degli Who.
In un paio di episodi nel lato B dell’album emerge l’evidente influenza del pop raffinato e colto di “Pet Sounds” dei Beach Boys, uscito poco più di un anno e mezzo prima: per “I Can’t Reach You” e “Sunrise”, Pete Townshend abbandona momentaneamente le schitarrate che lo hanno reso un’icona del rock e mostra il suo lato più melodico. Buona parte della facciata, però, è ad alta concentrazione psichedelica; ma si tratta di psichedelia da pub, sporca e dalle tinte garage, filtrata dalla spacconeria tipica dei mod che contraddistingue la filastrocca barocca “Silas Stingy” ““ con il compianto John Entwistle alla voce ““ e l’esperimento proto-baggy “Relax”. “The Who Sell Out” si chiude con il brano più ambizioso del disco: quella mini rock opera intitolata “Rael (1 and 2)” che, citata esplicitamente due anni dopo in “Sparks”, funge da perfetto collegamento con il lavoro della consacrazione definitiva degli Who, ovvero il capolavoro “Tommy” del 1969.
Seguendo l’esempio di Andy Warhol e della pop art, “The Who Sell Out” annulla la distanza tra cultura alta (di nicchia) e cultura bassa (di massa) e dà vita a un affascinante “patchwork” di suoni che disorienta e allo stesso tempo attrae l’ascoltatore/consumatore. La Summer of Love e la psichedelia cedono alle regole di mercato e i loro colori troppo vivaci e sgargianti diventano insopportabili, quasi desensibilizzanti agli occhi degli spettatori: sta per nascere Tommy, il ragazzo sordo, cieco e muto protagonista dell’omonimo epocale album.
The Who ““ “The Who Sell Out”
Data di pubblicazione: 15 dicembre 1967
Tracce: 13
Lunghezza: 40:04
Etichetta: Track, Polydor
Produttori: Kit Lambert
Tracklist:
1. Armenia City in the Sky
2. Heinz Baked Beans
3. Mary-Anne With The Shaky Hand
4. Odorono
5. Tattoo
6. Our Love Was
7. I Can See for Miles
8. Can’t Reach You
9. Medac
10. Relax
11. Silas Stingy
12. Sunrise
13. Rael (1 and 2)