L’album dei QTY è la storia di una dipendenza, di un amore e di un modo di essere. Si, perchè, alla fine, tutto quello che accomuna queste parole è la città di New York, che qui, in questo lavoro, viene omaggiata, idolatrata, descritta, spiegata e venerata non solo attravero le parole, ma anche con un tributo musicale altissimo pagato a band ormai entrate nella storia della città , come Strokes, Television o Velvet Undreground.
Dan Lardner e Alex Niemetz registrano il tutto a Londra, insieme a uno che (ai tempi d’oro dei primi anni ’90) faceva dell’ “inglesità ” un bel modo d’essere, ovvero Bernard Butler (ex Suede), ma qui d’inglese c’è ben poco, dal bianco e nero ricorrente (non solo nella copertina e nell’iconografia, ma anche nei testi), al cantato a tratti così blando, alle chitarre, qui è un dipinto newyorkese al 100%. Se analizziamo il disco in sè, vista l’assoluta mancanza di spunti originali e le melodie fin troppo svogliatamente (e pensiamo anche volutamente) scontate (nonostante la produzione asciutta e impeccabile di Butler), beh, non possiamo che dare un 5, ma se vediamo invece il tutto come un onesto e sincero tributo oppure come un trampolino di lancio per giovani ascoltatori verso i modelli originali che hanno plasmato il duo, beh, allora non ci resta che dare 7.
Faremo una media.