Torna la band dell’Alabama e lo fa con un disco che emana un calore musicale più forte e consistente rispetto al discreto “The Brave and the Blue” del 2013. “Tuscumbia” non brillerà certo per una particolare originalità , non sarà il disco che vi farà sobbalzare dalla sedia all’arrivo del singolo bomba e probabilmente verrà etichettato come “uscita di genere”, ma sappiate che se amate Big Star e Byrds, beh, potrebbe tranquillamente trovare un posto importante all’interno della vostra discografia.
Niente d’impegnativo, sia chiaro. Un disco musicalmente “tradizionale”, con i testi che, però, sanno anche essere un po’ critici e velati di pessimismo (il sole non può splendere sempre, d’altra parte!). “Tuscumbia” è uno di quei lavori che funzionano perchè, principalmente, emerge quell’alchimia speciale tra i musicisti, che sanno estrapolare, da canzoni equilibrate e semplici, quelle magnifiche melodie senza tempo che guardano amabilmente agli anni ’60 e alla California, mentre una brezza pop che ci rapisce dolcemente. Nessun volo pindarico, nessuna concessione al “moderno”, ma un percorso in una tradizione che guarda anche ad epigoni dei gruppi già citati come Teenage Fanclub o, perchè no, anche alle toccanti trame scritte dal sempre ispirato Mick Head.
Gli arpeggi, le canzoni dal minutagio breve, l’uso delizioso delle voci: tutto ci suona magnificamente noto, senza che il fastidio ci assalga, anzi, ci si sente proprio come quando si ha bisogno di trovare una faccia nota in mezzo a un luogo popolato di sconosciuti, ci si sente rinfrancati. E non è poco sentirsi così, ascoltando un disco.