Continua il trend ascendente di Cosmo AKA Marco Jacopo Bianchi, arrivato oramai al terzo lavoro del suo percorso solista. In pochi, ormai, lo collegano ancora ai Drink To Me, progetto electro-pop-rock italiano ma cantato in inglese (e forse per questo mai arrivato nelle top ten della discografia italiana) di cui era voce e frontman: noi li ricordiamo con affetto, ma qui siamo su altri territori, giusto dirlo.
Cosmo arriva all’inizio del 2018 con questo doppio album (9 brani “classici” accompagnati da 6 pezzi di ottimo materiale da campionamento per dj e producer) anticipato dai singoli in high-rotation “Turbo” e “Sei la mia città “, che, in effetti, ben rappresentano lo stile di questo ultimo lavoro discografico.
Un sapiente mix di bassline e casse dritte che, disco dopo disco, puntano sempre più ad un ambiente da dancefloor ma senza mai perdere quel piacevole lavoro di liriche e melodie che non si prendono mai troppo sul serio, a sprazzi irriverenti, giocose ma utilizzate con grande furbizia e finezza.
Chi lo segue dal suo primo lavoro solista (“Disordine” – 2013, 42 Records), potrà sicuramente apprezzare l’aumento di confidenza di Bianchi con il mezzo: i continui inserimenti di beatboxing nelle ritmiche e di sintetizzatori mai banali, gli stacchi apparentemente assurdi con campionamenti “handmade” ma che non spostano mai le composizioni dal loro scopo: far ballare e far cantare.
Il messaggio di Cosmo è sempre intimista, a volte ermetico ma confidenziale.
Sussurra cose scomode all’orecchio e verità semplici dritte in faccia: voglia di stare bene, di sudare, di fare festa, per riempire il vuoto che ci mangia dentro.
Sicuramente delle intelligenti manovre di marketing avranno portato questo progetto alla ribalta negli ultimi due anni, dalle radio nazionali, alle tv musicali, fino alla compilation di Capodanno a Bologna di Calcutta (ah però), fatto sta che Cosmo rappresenta la società di oggi, aleatoria, frenetica, di veloce consumo, ma che ha bisogno di riappropriarsi di certi valori , un pezzo alla volta.