Graham Coxon è sempre stato più riservato rispetto a Damon Albarn, con cui ha condiviso gioie dolori e infinite litigate nei Blur. Che volesse fare anche altro lo si era già capito dai tre album solisti pubblicati tra fine anni novanta e l’inizio del nuovo millennio, una carriera proseguita durante il lungo periodo di pausa dei Blur giocando col folk e raggiungendo vette di follia sonica in “Happiness In Magazines” e “Love Travels at Illegal Speeds”. Coxon ormai non deve dimostrare più nulla a nessuno nè come autore nè come chitarrista ma ha ancora voglia di mettersi in gioco e decide di farlo realizzando la colonna sonora di “The End Of The Fucking World”, mini serie inglese un po’ splatter scritta da Charlie Covell e basata sul fumetto omonimo di Charles S. Forsman, distribuita in Italia da Netflix ad inizio gennaio.
Otto episodi molto chiacchierati e dibattuti ma lodati dalla critica, che ha apprezzato particolarmente la prova dei due protagonisti Alex Lawther (nei panni del diciassettenne James) e Jessica Barden (la tormentata Alyssa). Di cosa parla “The End Of The Fucking World”? E’ la storia dei due ragazzi appena citati che decidono di scappare dalla piccola cittadina dove vivono e dalle rispettive (odiose questo va detto) famiglie per cercare il padre di lei. Detta così sembrerebbe la classica serie su un paio di adolescenti in fuga, in realtà il rapporto tra i due protagonisti è ben più complicato (meglio fermarsi qui per evitare spoiler). Lo show, parole dello stesso Graham, gli è piaciuto perchè intriso di quel senso dell’umorismo un po’ dark che cerca da anni di mettere in musica. E in queste sedici canzoni pare proprio esserci definitivamente riuscito. In realtà la colonna sonora delle otto puntate non comprende il solo Coxon ma molte altre band note e meno note (Buzzcocks, Mazzy Star, Fleetwood Mac solo per citare le più famose).
L’apporto del nostro però si sente forte e chiaro, già da quella “Walking All Day” che apre l’album. E’ un Graham Coxon che compone diversi brani strumentali di “semplice” accompagnamento alle immagini e si affida spesso alla chitarra acustica quello che ritroviamo con piacere a sei anni da “A+E”, capace di abbinare momenti di gran energia e divertimento (“Lucifers Behind Me”, “Angry Me”) ad altri più riflessivi (“In My Room”, “Roaming Star”) senza rinunciare a imbracciare la sei corde elettrica quando serve, come nella tagliente “On The Prowl”. Menzione d’onore per la fischiettante “She Left The Light On” e per la conclusiva, dolcissima “There’s Something In The Way That You Cry” che chiude in bellezza un album dinamico, che ricorda “The Kiss Of Morning” mixato con “The Spinning Top”. Ispirato a una serie TV ma perfettamente in grado di camminare con le proprie gambe.